Il Parlamento europeo vuole rendere obbligatoria l’etichettatura delle carni anche nei prodotti trasformati come hamburger, salsicce, ma anche lasagne, tortellini, crocchette e cibi del genere. Lo chiederà domani con una risoluzione non legislativa che con ogni probabilità verrà approvata proprio come è stata già approvata due settimane fa in commissione Ambiente.
“Oltre il 90% dei cittadini ritiene importante che ci sia una etichetta di provenienza delle carni anche nei prodotti trasformati”, ha dichiarato Giovanni La Via, che della commissione Ambiente dell’Aula è presidente, in un dibattito ieri in Plenaria con il commissario alla Crescita, Jyrki Katainen. Per La Via il provvedimento è necessario perché “il 30-50% del volume totale delle carni macellate a livello nazionale diventa un ingrediente”, e perché una etichettatura più precisa permetterebbe di “riconquistare la fiducia dei consumatori europei, che dopo scandalo della carne di cavallo trovata in alcune lasagne auspicano regole più severe”. Certo, ha riconosciuto l’eurodeputato, “le regole non possono impedire il verificarsi di frodi”, ma almeno daranno alle autorità “la possibilità di fare indagini con più facilità”.
Uno studio della Commissione europea afferma però che la misura potrebbe comportare un aumento dei prezzi di produzione visto ad esempio che le aziende sarebbero costrette a stampare nuove etichette ogni qualvolta cambierà l’origine della materia prima comprata sul mercato. “Serve un approccio equilibrato, che punti alla trasparenza ma permettendo alle imprese di operare in modo redditizio”, ha dichiarato La Via che, citando uno studio indipendente francese che parlerebbe di aumenti di costi molto marginali, ha chiesto all’esecutivo un nuovo report.
Katainen ha spiegato che per ora la Commissione non ha ancora deciso come intervenire dal punto di vista legislativo ma ha precisato che lo studio di impatto che ha pubblicato “si basa su stime del settore alimentare, discusse e avallate anche da un gruppo di studio di cui fanno parte anche rappresentanti dei consumatori”, mentre quello francese “si riferisce solo a prodotti di carne bovina in Francia”, un Paese in cui l’importazione di questi prodotti “ha un impatto minore sul settore essendoci ampia disponibilità di materia prima a livello nazionale”. La comparazione tra i due studi sarebbe quindi fuorviante per il commissario che ha anche ricordato come dallo stesso studio comunitario che afferma che il 90% dei cittadini europei vorrebbe le etichettature anche nei prodotti lavorati, c’è una forte “ discrepanza tra volontà di etichettatura e disponibilità a pagare di più”. Insomma i cittadini europei vorrebbero essere più informati, ma solo se questo non si ripercuoterà sui loro portafogli.