L’Europa consuma meno energia rispetto agli anni passati ma quella prodotta non è comunque sufficiente a soddisfare l’attuale fabbisogno interno. Secondo l’ultimo studio condotto da Eruostat, l’ufficio statistico dell’Unione Europea, nel 2013 i cittadini europei hanno utilizzato circa il 9% in meno di energia rispetto al 2006, riportando l’Ue a livelli di consumo simili a quelli degli anni ’90. In particolare, dai 1832,2 milioni di tonnellate di petrolio equivalente (Mtep) impiegati nel 2006, anno di picco del consumo energetico europeo, si è passati ai 1666,2 Mtep del 2013, un valore più vicino a quello del 1990, quando gli Stati membri Ue consumavano 1667,3 Mtep. A fronte di questo calo complessivo del consumo energetico europeo, l’Ue continua a non produrre una quantità di energia sufficiente rispetto alle proprie esigenze energetiche interne, e soddisfa solo il 47% della domanda. In altre parole, il 53% dell’energia viene importata da Paesi extracomunitari.
Il grado di dipendenza energetica da fonti esterne varia notevolmente da uno Stato membro all’altro. Tra i Paesi che dipendono maggiormente dalle importazioni energetiche troviamo i piccoli Stati di Malta (104,1%), Lussemburgo (96,9%) e Cipro (96,4%), ma anche l’Italia si colloca nella parte alta della classifica, con una dipendenza dalle importazioni del 76,9%, simile a quella riscontrata in Lituania (78,3%) e Belgio (77,5%), ben al di sopra della media europea (53,2%). Dal lato opposto della classifica stillata da Eurostat, Estonia (11,9%), Danimarca (12,3%) e Romania (18,6%) figurano come i Paesi meno dipendenti energeticamente d’Europa. In questo quadro
Per quanto riguarda la produzione di energia all’interno dell’Unione Europea, la Francia è rimasta nel 2013 la principale produttrice (135,1 Mtep), davanti a Germania (120,6), Regno Unito (109,5), Polonia (70,6) e Paesi Bassi (69,7). La Penisola ha prodotto invece solo il 36,9 Mtep di energia nel 2013. Una percentuale comunque alta se paragonata al 34,7 della Svezia, al 34,2 della Spagna, al 12,1 dell’Austria, al 2,3 dell’Irlanda o allo 0,1 del Lussemburgo. Infine, nel 2013 l’Ue ha mostrato una scarsa diversificazione delle fonti energetiche. Il 70% o più dell’energia prodotta proveniva da un singolo combustibile in 13 Stati membri su 28. Fonti rinnovabili hanno costituito la totalità della produzione energetica cipriota e maltese (100%). Mentre Francia (80,9%) e Belgio (75,2%) sono fortemente dipendenti dal nucleare. Il gas rappresenta invece la principale fonte energetica prodotta dai Paesi Bassi (88,7%). L’Italia invece si basa prevalentemente sulle fonti rinnovabili (63,7%), mentre gas, petrolio, rifiuti e combustibili solidi costituiscono rispettivamente il 17,2%, 15,9% e 0,1%.