Non è ammissibile che in Europa e nel mondo i genitali femminili esterni continuino ad essere rimossi e lesionati senza alcuna ragione medica. Questo il messaggio che arriva dall’Europa per voce di Federica Mogherini, Alto Rappresentante per la politica estera Ue, Vera Jourova, commissaria Ue alla giustizia, e Neven Mimica, commissario Ue alla cooperazione internazionale, in occasione della giornata mondiale contro le mutilazioni genitali femminili. Le commissarie Ue fanno fronte comune contro una pratica ritenuta inaccettabile. “Né consuetudini, né tradizioni, cultura, privacy, religione o il cosiddetto onore possono essere invocate per giustificare qualsiasi forma di violenza contro donne e ragazze”, hanno dichiarato le commissarie. Queste motivazioni “non possono essere usate dagli Stati come scuse per evitare l’obbligo di prevenire ed eliminare la violenza contro le donne e perseguire i colpevoli”. Secondo le stime, sono 125 milioni le vittime di questa pratica nel mondo, e ben 500,000 di esse risiedono in Europa. Oltre ad avere “un profondo impatto permanente sulla salute e il benessere” della donna, la mutilazione dei genitali femminili può portare anche alla morte. Di conseguenza, le commissarie invocano la “tolleranza zero nei confronti della mutilazione dei genitali femminili”, che viola “i diritti umani e quelli delle bambine”.
La lotta dell’Ue per far sì che “nessuna donna o ragazza in giro per il mondo debba subire mutilazioni genitali”, viene combattuta su molteplici fronti e rientra a far parte della strategia globale per la promozione della parità di genere. Per il 2015 sono già stati previsti 4,5 milioni di euro a sostegno dei “progetti di prevenzione e lotta contro la violenza legata a pratiche dannose all’interno dell’Unione Europea”. Al contempo è in fase di creazione la piattaforma online dell’Ue sulle mutilazioni genitali femminili. Scopo del progetto è quello di mettere in contatto i professionisti che per primi entrano a contatto con le vittime, come infermieri, giudici, funzionari d’asilo, insegnanti, dottori, ufficiali di polizia, per sostenerli nei loro sforzi volti a sradicare questa pratica. Un ulteriore passo avanti è stato fatto in tal senso con la recente entrata in vigore della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e lotta alla violenza contro le donne. Secondo le commissarie Ue questa “fornisce un quadro prezioso per contrastare efficacemente la violenza contro le donne e le ragazze, inclusa la mutilazione genitale a livello nazionale e in tutta Europa”. Inoltre, per cercare di meglio monitorare la dimensione del fenomeno, l’Ue sta cercando di migliorare la raccolta dati. Per ora infatti le cifre sulla mutilazione degli organi genitali femminili sono frutto di stime, poiché “al momento non sono disponibili dati sulla scala reale del fenomeno”. Infine, a livello globale l’Ue sta sollecitando i vari Paesi “a proibire, punire e intraprendere azioni adeguate, per cambiare le norme sociali alla base della mutilazione genitale femminile”. Tra gli Stati coinvolti figurano Liberia, Guinea Bissau, Mali, Uganda, Sierra Leone, Egitto, Mauritania, Gibuti, Yemen, Senegal, Benin e Togo.
Nel frattempo la battaglia dell’Unione Europea prosegue, e le commissarie continueranno a lavorare per “mettere al bando la mutilazione genitale femminile nell’Ue e al di fuori dei suoi confini, e rendere l’uguaglianza di genere una realtà”.