Hanno sfidato il freddo, la pioggia e il vento per denunciare le “inadempienze delle Regioni” nell’attuare la Garanzia giovani. Sono alcuni ragazzi e ragazze iscritti al programma finanziato dall’Ue per “aumentare l’occupabilità”, per dirla con il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, dei cosiddetti Neet (persone sotto i 30 anni che non lavorano né seguono percorsi di formazione). Si sono ritrovati ieri, con tanto di striscione, sotto la sede della Regione Lazio, dove hanno ottenuto un incontro con Patrizio Caligiuri, capo segreteria dell’assessorato al Lavoro, il quale ha garantito loro che nel giro di pochi giorni verrano sbloccati i pagamenti per i tirocinanti aderenti al progetto (i quali non stanno ricevendo un euro da quasi 3 mesi). Inoltre, Caligiuri ha promesso l’impegno dell’assessorato a elevare l’importo degli stessi rimborsi, per il futuro, a 600€ come avviene in altre Regioni (attualmente nel Lazio la cifra è fissata a 400€). La verifica degli impegni presi è stata fissata per il 5 marzo prossimo, quando il dirigente e i rappresentanti dei ragazzi si siederanno di nuovo attorno a un tavolo.
Una prima vittoria del coordinamento “Garantiamoci un futuro”. Ma le richieste accolte riguardano solo il Lazio e soltanto alcune delle rivendicazioni. Mattia Tombolini spiega che “in molte Regioni ci sono ritardi nell’attuazione del programma”, tanto che “anche a Bologna, Napoli e in altre città del centro Italia” sono sorte proteste. “Molti di noi che hanno fatto domanda”, prosegue Tombolini, “sono ancora in attesa” del colloquio. “Io stesso – aggiunge – sto già facendo il tirocinio solo perché sono stato io a contattare un’azienda disposta ad accogliermi, e poi ho proposto quell’azienda al centro per l’impiego”.
Un problema, quello del ritardo nei colloqui, che qualche mese fa segnalava anche il sottosegretario Graziano Delrio, arrivato addirittura a minacciare di togliere alla Calabria la gestione del programma. Perché dopo aver ricevuto 14 mila domande, a fine ottobre la Regione non aveva ancora convocato nessun aspirante per procedere alla selezione. Stando a quanto riportano i manifestanti, la situazione rimane critica a tutt’oggi. E la conferma indiretta arriva dai report settimanali di monitoraggio del programma, che mostrano una presa in carico di giovani al di sotto del 38% delle domande. Il risultato è che “molta gente abbandona”, sostiene Mattia.
Una dura critica che i giovani muovono alla gestione del programma, è che venga “sfruttato da chi sulla disoccupazione ci specula”. Secondo Antonietta Geirola, “i soldi stanno andando alle agenzie interinali (a cui diverse regioni hanno demandato la selezione dei candidati) e a chi organizza corsi di formazione spesso inutili”. Inoltre, prosegue Geirola, “i fondi messi a disposizione dal programma non sono sufficienti a coprire la domana”. E’ convinta che molte richieste rimarranno inevase. Timore espresso dallo stesso ministro Poletti a fine ottobre, e confermato dai dati disponibili. Le richieste hanno già superato quota 392 mila a fine gennaio, mentre le risorse – che dovrebbero bastare fino a fine anno – secondo quanto affermava il ministro sono sufficienti al massimo per soddisfare 500 mila domande.
Il coordinamento “garantiamoci il futuro” è legato all’esperienza dello Sciopero sociale, un movimento che si sta sviluppando in tutta Europa. L’obiettivo è organizzare i giovani lavoratori, precari e non, contro quello che considerano “lo sfruttamento della sotto-occupazione”. Per elaborare una piattaforma comune di richieste – come il salario minimo europeo e il riconoscimento di diritti comuni su tutto il territorio dell’Unione – dal 13 al 15 marzo si incontreranno a Roma per lo Strike meeting, con delegazioni provenienti da ciascuno dei 28 Paesi membri.