La Banca centrale europea mette in difficoltà il governo Tipras, anche se da Atene si ostenta tranquillità. Ieri sera l’istituto di Mario Draghi non accetterò più titoli greci come garanzie per i prestiti bloccando dunque la liqudità poiché ritiene in pericolo il programma di salvataggio della Grecia. “Attualmente non è più possibile presumere una conclusione positiva della revisione del programma di aiuti alla Grecia”, sostiene la Bce.
Tecnicamente la banca (con effetto dall’11 febbraio) ha cancellato la deroga, approvata nel 2010, che consentiva alle banche greche di trovare liquidità fornendo in garanzia titoli di Stato. “Il consiglio direttivo – spiega una nota della banca – ha deciso di rimuovere la deroga sugli strumenti di debito quotati emessi o garantiti dalla Repubblica ellenica”. Quella deroga permetteva che i titoli pubblici greci fossero trattati nell’area euro nonostante la Grecia non avesse più un rating accettabile, ma la negoziazione era ammessa all’interno del programma di salvataggio che ora è stato messo in discussione dal nuovo governo. In pratica Francoforte vuole garanzie da Atene, che ora potrebbe essere in difficoltà anche per pagare pensioni e stipendi pubblici, anche se, prima che la decisione di Draghi fosse nota, il governo Tsipras aveva detto che sino a giugno può farcela da solo. Proprio ieri, mentre Alexis Tsipras era a Bruxelles per incontrare i vertici delle istituzioni Ue, il suo ministro delle Finanze Yanis Varoufakis a Francoforte aveva incontrato Mario Draghi, quindi la decisione non deve averlo colto di sorpresa.
Ieri notte dagli uffici di Varoufakis è stata diffusa una nota nella quale si sostiene che la decisione della Bce è stata assunta all’interno di una strategia per “mettere pressione sull’Eurogruppo per raggiungere un accordo che benefici sia alla Grecia sia ai suoi partner”. Il vertice dei ministri delle Finanze dell’euro porebbe riunirsi in sessione straordinaria l’undici febbraio, il giorno prima del Summit dei capi di Stato e di governo.