Secondo i dati l’Economia europea è in crescita: Pil dell’Ue a +1,7% nel 2015 e a +2,1% nel 2016, mentre il Prodotto interno lordo dell’Eurozona è visto a +1,3% quest’anno e +1,9% il prossimo. Ma al di là dei dati con segno ‘più’, “la crescita del Pil nell’Ue rimane debole, e le previsioni sono soggette a forte incertezza” per via di un ambiente contraddistinto da tanti elementi di instabilità. Lo indica la Commissione europea nelle previsioni economiche d’inverno, presentate oggi a Bruxelles. La situazione è quella di un’Europa che cresce a ritmi e velocità diverse, con alcune economie in affanno. Questo anche a causa di investimenti “balbettanti” che hanno evitato una più forte domanda interna. Ma sull’Europa pesa anche “una lenta realizzazione delle riforme”: insomma, a favore dell’Europa sembrano giocare a favore solo la domanda esterna e il deprezzamento dell’Euro che spinge ancora di più le esportazioni.
Sul fronte dell’occupazione, la crescita “dovrebbe rimanere solo moderatamente positiva”, dato che la forza della crescita economica è considerata a Bruxelles “insufficiente per miglioramenti di rilievo” nel settore occupazionale. Nel 2015 il tasso di senza lavoro sarà 9,8% nell’Ue e 11,2% in Eurozona, e nel 2016 i valori saranno 9,3% e il 10,6%. Si tratta di livelli al di sopra dei quelli pre-crisi e che riflettono “non solo fattori ciclici ma anche la persistenza di fattori strutturali” di disoccupazione.
A livello più specifico spiccano la contrazione britannica (nel 2016 il Pil diminuirà dello 0,2% rispetto ai valori del 2015), e la ripresina del Belgio (1% a fine 2014, 1,1% quest’anno e 1,4% il prossimo), Paese che a marzo dovrà subire il verdetto di Bruxelles: se i numeri non convincono il regno dovrà presentare una nuova manovra. In difficoltà anche la Francia, dove la Commissione Ue prevede crescita ma peggioramento della situazione di bilancio. Secondo le stime comunitarie l’andamento del Pil francese sarà il seguente: +0,4% nel 2014, +’1% nel 2015, +1,8% nel 2016. Ma il rapporto deficit Pil non diminuirà (resterà al 4,1% nel 2015 e nel 2016), il che vuol dire che il Paese continuerà ad essere sotto procedura per deficit eccessivo e a rischio sanzioni. Previsto poi in aumento il valore del debito in rapporto al Pil: 95,3% a fine 2014, 97,1% a fine 2015, 98,2% a fine 2016.