Il risultato delle elezioni greche è da rispettare ma l’Unione europea è composta da 28 Stati e non può quindi piegarsi a cambiare le proprie politiche per il volere di uno solo di questi. È quanto ritiene il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, che oggi è intervenuto a Bruxelles alla Plenaria dei Parlamenti europei, a cui hanno preso parte deputati nazionali dei 28 Paesi membri. Juncker domani mattina incontrerà il nuovo primo ministro ellenico Alexis Tsipras e leader di Syriza, che sta facendo un giro delle capitali europee, e allora “gli dirò quello che penso e che gli ho già detto nelle nostre conversazioni telefoniche”, dichiara, e cioè che “bisogna tenere in considerazione il risultato elettorale del popolo ellenico che ammiro molto”, ma “chi ha vinto le elezioni deve prendere in considerazione anche le convinzioni e i comportamento degli altri”, perché in Europa “non c’è un unico Paese che ha espresso una scelta democraticamente, ci son altre opinioni pubbliche e altri parlamenti”. Insomma: la Commissione europea “non stravolgerà le sue politiche perché c’è stato un risultato elettorale che piace a alcuni e non ad altri”.
L’Europa per Juncker non deve cambiare, in quanto sta già cambiando. “Non abbiamo aspettato il risultato greco per cambiare le politiche in Europa”, e molte cose sono state già fatte, rivendica: “La mia Commissione ha adottato una comunicazione sulla flessibilità e il Piano per gli investimenti”, poi “lancerà il mercato unico dell’energia e quello del digitale”. Insomma per Juncker “l’Europa si muove e non è conservatrice né reazionaria”, soltanto “punta in maniera intelligente su crescita e occupazione”, che devono essere raggiunte in “meno inflazionistica possibile”.
Juncker respinge anche al mittente l’accusa di essere un fautore dell’austerità: “Non lancio appelli per l’austerità di bilancio fine a se stessa”, che “porta a strappi sociali che sono malsani e hanno conseguenze nocive sulla coesione sociale”. Però, precisa “mi oppongo a coloro che dichiarano che qualsiasi rigore di bilancio vorrebbe significare austerità di bilancio”, in quanto il principio di base dell’azione di ogni governo dovrebbe essere che “sul lungo periodo non si può spendere più di quanto si abbia a disposizione”. Bruxelles, ha concluso il presidente, “deve correggere i propri errori ma questo non vuol dire fare il contrario in tutto, altrimenti ci schianteremo contro un muro”.