Sergio Mattarella è il nuovo presidente della Repubblica italiana. Con 665 voti il Parlamento ha eletto l’ormai ex giudice costituzionale al quarto scrutinio, come pronosticato dal premier Matteo Renzi, che ha espresso le sue congratulazioni su twitter, augurando “buon lavoro” al nuovo capo dello Stato. Con questa elezione, arrivata proprio “nella votazione che avevamo indicato”, sottolinea il sottosegretario agli Affari europei, Sandro Gozi, “ne usciamo più forti in Europa”. E’ una “operazione che dà l’immagine del senso di responsabilità del Parlamento italiano”, prosegue l’esponente dell’esecutivo. Essendone stato il regista, anche “Renzi risulta rafforzato, agli occhi dei partner europei, nelle sue qualità politiche”.
Il presidente del Consiglio, in effetti, è riuscito in una sola mossa a ricompattare il suo partito, mantenere l’unità della maggioranza di governo e, con ogni probabilità, tenere in piedi anche il patto del Nazareno, attorno al quale è stato costruito il percorso delle riforme costituzionali con la partecipazione di Silvio Berlusconi.
Sull’ultimo punto aleggiano ancora dei dubbi, dal momento che il capogruppo di Forza Italia alla Camera, Renato Brunetta, fino a stamattina lanciava all’inquilino di Palazzo Chigi l’accusa di aver “rotto, con una decisione unilaterale”, gli accordi con l’ex Cavaliere. Ma il monito del presidente dei deputati azzurri, “nulla sarà più come prima”, a molti sembra solo un bluff. Intanto perché, nel suo stesso partito, il consigliere politico Giovanni Toti annunciava già ieri che “non faremo fallo di reazione” sulle riforme. Poi perché, come fanno notare in molti tra gli altri contraenti del patto, dal Pd ai centristi, se Berlusconi decidesse di far saltare il tavolo sul quale si ridiscutono le regole per il funzionamento delle istituzioni, si ridurrebbe a una ulteriore marginalizzazione. Certo, “se fosse vera la frattura con Berlusconi – sottolinea Pippo Civati, a capo della corrente più dissidente del Pd – finirebbe la legislatura”. Ma andare al voto adesso, con Fi data ai minimi storici nei sondaggi, non sarebbe auspicabile per gli azzurri.
Quindi nessuno ci crede. Né lo stesso Civati, né Gianni Cuperlo, né l’ex segretario democratico Pierluigi Bersani. Appaiono convinti che, al massimo, si riuscirà a “riscrivere l’accordo”, che comunque rimane in vita. Lo stesso parere è condiviso, sebbene non espresso ufficialmente, anche dai centristi che, con il ministro degli Interni Angelino Alfano, si limitano a dire che loro hanno a cuore “l’alleanza di governo” – rinsaldata nonostante gli iniziali dissapori per “il metodo non condiviso” con cui si è arrivati a designare Mattarella, – mentre “le altre alleanze riguardano altri”.
Da registrare le annunciate dimissioni di Maurizio Sacconi da capogruppo di Ncd al Senato, in dissenso con la decisione di votare Mattarella. Conferma che la partita giocata da Renzi ha riunito il suo partito e spaccato gli altri. Oltre a Ncd, infatti, anche Forza Italia è lacerata. Le 142 schede bianche che sarebbero dovute arrivare dai grandi elettori azzurri, alla fine sono state solo 105. Le 37 defezioni sono attribuibili al gruppo di Raffaele Fitto, che da mesi sta facendo fronda contro la leadership berlusconiana. Mentre le 665 preferenze ottenute da Mattarella vanno oltre i voti attesi (629) della coalizione che ufficialmente sosteneva la sua candidatura. Solo il Movimento 5 stelle – che però fino a pochi giorni fa a perso altri 10 parlamentari – ha resistito compatto.
Nella partita per il Colle ha giocato un ruolo importante anche il presidente emerito Giorgio Napolitano. Nella giornata di ieri, quella più intensa per le trattative che hanno condotto all’ampia convergenza richiesta dal premier, Matteo Renzi ha discusso a lungo proprio con Napolitano. Il senatore a vita non si sarebbe solo limitato a dispensare consigli. Pare sia stato anche lui a fare pressioni su Alfano perché convergesse su Mattarella, abbandonando l’intesa con Fi. La conferma indiretta sarebbe nelle parole espresse stamattina dall’ex presidente. “Area popolare (il gruppo di Ncd e Udc) aveva ragione a essere polemica – ha dichiarato uscendo da Montecitorio dopo aver votato – ma ha assai più ragione per la scelta che si realizzerà stamattina”, cioè votare con la maggioranza.
Il percorso di riforme che l’Italia ha intrapreso, dunque, non sembra a rischio. Un elemento cui certamente si guarda con interesse da Bruxelles. Quelle su cui c’è “l’attenzione maggiore da parte dell’Europa”, indica Gozi, sono “quella del mercato del lavoro, quella della giustizia e quella della Pubblica amministrazione”. Su questi punti “si è concentrata la visita dei funzionari europei” della scorsa settimana, ha sottolineato ancora il sottosegretaio, dicendosi fiducioso che il percorso proseguirà senza intoppi.
My best wishes to President #Mattarella for a mandate marked by growth, stability and #Europe.
— Ex EP President (@EP_PresSchulz) January 31, 2015
Buon lavoro, Presidente Mattarella! Viva l'Italia
— Matteo Renzi (@matteorenzi) January 31, 2015