Era difficile immaginare che i toni potessero rimanere quelli, duri ma concilianti, del primo incontro Ue-Grecia. E in effetti, dopo le carezze tra Alexis Tsipras e Martin Schulz, al primo incontro tra il ministro greco delle Finanze, Yanis Varoufakis e il presidente dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, volano “cazzotti”. Il governo greco, per nulla intimorito, ribadisce di volere procedere esattamente nella direzione annunciata: non abbiamo “alcuna intenzione” di collaborare con la Troika né di chiedere l’estensione del programma di salvataggio della Grecia in scadenza a fine febbraio, ha scandito Varoufakis. “Questa piattaforma – ha ricordato l’economista parlando ai giornalisti – ci ha permesso di ottenere la fiducia del popolo greco e il nostro primo atto di governo non sarà quello di respingere la base delle contestazioni a questo programma attraverso la richiesta di estenderlo”.
In serata poi in un’intervista alla BBC il ministro puntualizza, dicendo che probabilmente c’è stato un problema di traduzione e che forse “la prossima volta sarà meglio che io parli direttamente in inglese”. “Non ho mai detto che non siamo interessati a discutere con i nostri creditori – ha spiegato alla Bbc -, ma l’esatto contrario: non vediamo l’ora di iniziare fruttuosi negoziati e decisioni con la Bce, il Fondo Monetario e la Commissione europea ed ogni singolo stato dell’Eurozona alla quale noi apparteniamo e nella quale siamo con pieno diritto. Vogliamo solo poche settimane per mettere insieme un nuovo programma, un new deal per la Grecia e i nostri creditori”.
Il “vero problema” della Grecia, ha spiegato Varoufakis alla tv britannica, è “l’ insolvenza” più che accumulare novo debito, sottolineando che “noi non siamo contro le riforme strutturali, vogliamo renderle più profonde, più estese. La Grecia non è stata riformata negli ultimi cinque anni, ma deformata”.
Invece del programma di salvataggio della Troika, è convinto Varoufakis, occorre “un accordo che scaturirà dalle trattative tra tutti i partner europei ai quali ci presenteremo mirando all’interesse dell’Europa”. Forse proprio per cercare questa soluzione che è “nel nostro interesse comune”, il neo ministro sarà impegnato, la prossima settimana, in una sorta di tour europeo a partire da Londra, dove incontrerà il cancelliere dello Scacchiere George Osborne e rappresentanti della City, e passando per Parigi e Roma nel tentativo di rafforzare la cooperazione tra Atene e le maggiori economie Ue.
Anche Dijsselbloem non cede di un millimetro: “Fare passi unilaterali e ignorare gli accordi precedenti non è la via da seguire”, ammonisce. Anche perché “il problema dell’economia greca non è scomparso o cambiato durante la notte con le elezioni”, ricorda. Istituire una commissione europea per affrontare il problema del debito greco? Anche su questo nulla da fare: “Per questo c’è già una commissione che si chiama Eurogruppo”, chiude ogni spiraglio Dijsselbloem, così come aveva fatto prima di lui il vicepresidente della Commissione Jyrki Katainen. L’appello di Bruxelles di cui Dijsselbloem si fa portavoce è invece che Atene “non mandi perduto tutto quello che è stato raggiunto negli ultimi anni”: insomma “tocca al governo greco sceglier la sua linea e allora potremo procedere”.
E a dare manforte al presidente dell’Eurogruppo, ci pensa da Berlino il ministro delle finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble. “Siamo pronti a ogni dialogo”, ma le regole vanno rispettate e gli impegni fondamentali mantenuti: la fiducia e l’affidabilità sono i fondamenti di ogni solidarietà, “su questo c’è poco da discutere con noi, e quindi siamo difficili da ricattare”, ha tagliato corto il ministro ribadendo il No di Berlino a un’eventuale richiesta formale di taglio del debito pubblico da parte del nuovo governo ellenico. Secondo Schaeuble “gli accordi hanno senso se vengono mantenuti”, altrimenti la fiducia andrebbe distrutta.