Nessuna sorpresa dalle due votazioni di oggi per l’elezione del capo dello Stato. Tutto come previsto. Entrambi gli scrutini sono finiti con una abbondante prevalenza di schede bianche, le preferenze dei 5 stelle su Ferdinando Imposimato, di Lega e Fratelli d’Italia su Vittorio Feltri e di Sel su Luciana Castellina.
“Finite le prime 3 votazioni, siamo al momento chiave” scrive in una nota Matteo Renzi. Il premier lo va annunciando da settimane: sarà la quarta la votazione buona. E sostiene che “siamo di fronte alla concreta possibilità che una personalità autorevole e stimata da tutti, un servitore dello Stato come Sergio Mattarella, diventi il presidente della Repubblica, con un voto ampio di settori della maggioranza e dell’opposizione parlamentare”. Dopo aver ricompattato il suo partito, il capo dell’esecutivo cerca di fare lo stesso con la maggioranza di governo e con l’alleanza per le riforme.
In teoria, con i voti che Sel, Scelta Civica e altri gruppi minori di centro hanno già dichiarato di garantire dal quarto scrutinio, il candidato designato da leader del Pd potrebbe essere eletto tranquillamente. Ma il premier si augura che “si determini la più ampia convergenza possibile per il bene comune dell’Italia”. Un po’ perché il rischio di franchi tiratori – anche se non si respira la stessa aria pesante che contraddistinse le elezioni del 2013 – è sempre in agguato. Ma soprattutto perché l’ampia convergenza auspicata consentirebbe di mantenere saldo l’esecutivo, se arrivasse il voto di Angelino Alfano e dei suoi, quanto il Patto del Nazareno con Silvio Berlusconi, se anche Forza Italia alla fine decidesse di sostenere Mattarella.
Con Alfano, il premier ha avuto un colloquio nel pomeriggio. Renzi ha pressato il ministro degli Interni – alcuni sostengo sia addirittura arrivato a minacciare di chiedere le sue dimissioni – sottolineando la singolare eventualità di avere un presidente della Repubblica non votato dal capo del Viminale, il quale poi dovrebbe comunicare il risultato a tutte le Prefetture. Il leader di Ncd, alla fine, pare abbia ceduto, ma l’ufficialità si potrà avere solo in tarda serata, dopo la riunione dei grandi elettori di Ap – e la nota del presidente del Consiglio serviva proprio a creare un presupposto che giustifichi il dietrofront del gruppo alfaniano, il quale era orientato sulla scheda bianca anche per la quarta votazione, come da accordi con Forza Italia.
Stante la ferma opposizione del Movimento di Beppe Grillo a convergere sulla proposta del Pd, l’altra grande forza di opposizione a cui si rivolge il premier è proprio il partito di Berlusconi. In serata, i capigruppo Renato Brunetta e Paolo Romani fanno sapere che “Forza Italia voterà scheda bianca alla quarta” tornata. Nel pomeriggio si discuteva l’idea di non presentarsi in Aula, ma i due precisano che “era solo un’ipotesi”. Sarebbe stato l’unico modo per garantire che nessun elettore forzista avrebbe ceduto alla tentazione di votare Mattarella nel segreto dell’urna, facendo il franco tiratore al contrario.
Possibilità che rimane dunque in piedi. Anzi, potrebbe essere proprio questo il modo in cui Berlusconi continua a garantire il suo appoggio, non ufficiale, a Matteo Renzi. Tanto più che nessuno, in Forza Italia, ventila più la possibilità che lo ‘strappo’ sul Quirinale possa far saltare le riforme. Il consigliere politico di Fi, Giovanni Toti, torna infatti a sottolineare che sulle riforme “non faremo fallo di reazione” perché “le facciamo nell’interesse dell’Italia”. Pare dunque che Mattarella sia destinato a diventare il XII presidente della Repubblica, e che il percorso delle riforme non sia per questo a rischio. Lo si vedrà domani.