Il conflitto in Ucraina e la caduta del rublo colpiscono duramente il colosso energetico russo Gazprom. Nei primi nove mesi del 2014, la compagnia del gas di Mosca ha visto diminuire del 35% a poco più di 7 miliardi di euro i suoi utili rispetto allo stesso periodo nel 2013. La perdita maggiore si è registrata nel terzo trimestre, a causa della sospensione delle forniture di gas all’Ucraina, con un calo del 61% dell’utile netto a 105,7 miliardi di rubli, circa 1,4 miliardi di euro.
A pesare, secondo il colosso russo, sono l’Ucraina che “continua a drenare margine operativo” e la svalutazione del rublo. Quest’ultima, da un lato garantisce un aumento degli introiti provenienti dall’export, ma dall’altro si bilancia con volumi marginalmente minori sui nove mesi. Nonostante il contesto negativo Gazprom rimane il principale produttore per l’Europa, con nuove possibilità sui mercati extraeuropei. Il fatturato dei 9 mesi è infatti comunque in aumento raggiungendo i 4mila miliardi di rubli rispetto ai 3.770 dello stesso periodo dell’anno precedente.
Ma ad avere un impatto ben più consistente e negativo sulle prestazioni finanziarie del gigante russo potrebbe esserci la caduta dei prezzi mondiali del petrolio, crollati dall’estate scorsa di oltre la metà. Il colosso del metano chiarisce senza senza mezzi termini quali sono i rischi sul futuro: “La caduta mondiale dei prezzi del petrolio potrebbe portare ad abbassare i prezzi per il gas naturale”, si legge in un documento di Gazprom. E questo, sempre secondo la compagnia potrebbe avere un riflesso anche sui “contratti a lungo termine”, con i clienti europei o altri, ”provocando una riduzione dei nostri proventi dall’esportazione. Ulteriori contrazioni potrebbero avere effetti negativi sul nostro business, sulle operazioni e i flussi di cassa, sulla posizione finanziaria, la possibilità di finanziamento delle spese in conto capitale”.
Un altro aspetto allarmante è l’incremento del debito di Gazprom: al 30 settembre 2014, ammontava a 16,2 miliardi di euro, il 14% in più rispetto al 31 dicembre 2013. Il motivo, secondo la compagnia, è l’apprezzamento del dollaro e dell’euro sul rublo, parzialmente compensato da un aumento di disponibilità di liquidità.