L’Europa dovrebbe esaminare la correttezza della riforma che ha messo in campo il governo italiano sulle Banche popolari del Bel Paese. Lo chiede con una interrogazione allla Commissione europea il vicepresidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani (Ppe). “Il decreto cambia radicalmente la struttura delle banche popolari, le quali operano secondo un modello cooperativo”, ha spiegato Tajani secondo cui il rischio che si corre è quello di “eliminare un’importante tipologia di banca, legata al territorio di origine e agli investimenti in questo territorio, rischiando di peggiorare l’accesso al credito delle imprese”. Al contempo, Tajani ha fatto notare come a seguito della misura adottata dall’esecutivo italiano, si sarebbero “registrate attività anomale sui titoli di alcune banche quotate nei giorni precedenti l’annuncio e il varo della riforma”.
Queste le due ragioni che hanno spinto il vice presidente del Parlamento Ue a chiamare in causa l’Europa alla quale ha avanzato due richieste. Da un lato, “di verificare se le modalità di comunicazione della riforma, anticipata il venerdì e poi attuata per decreto il martedì successivo, possano essersi prestate a fenomeni di insider trading”. Dall’altro, l’esecutivo comunitario è stato invitato a controllare se la riforma italiana sia in sintonia con la legislazione europea e se peggiori l’accesso al credito delle imprese, visto che elimina un modello di banca legata al territorio di origine e ai suoi investimenti.
Ecco il testo dell’interrogazione
l Governo italiano ha recentemente varato un decreto legge, il quale stabilisce che le banche popolari con patrimonio superiore agli 8 miliardi di euro dovranno eliminare il cosiddetto principio del “voto capitario”, secondo cui le partecipazioni azionarie non possono superare l’1% e ogni socio può esprimere un singolo voto.
Tale modifica uniforma la struttura delle banche popolari a quella delle banche commerciali con struttura finanziaria, facilitando l’acquisizione delle banche popolari da parte di gruppi finanziari internazionali. A tal riguardo, da analisi degli andamenti di mercato, si evince che alcuni operatori su base a Londra avrebbero creato posizioni rilevanti in azioni delle banche popolari nei giorni precedenti alle prime indiscrezioni sulla riforma.
Si chiede, quindi, alla Commissione europea:
– se tale riforma sia in sintonia con la legislazione europea e se essa esponga le imprese italiane al rischio di un peggioramento del loro accesso al credito, visto che essa elimina un modello di banca legata al territorio di origine e agli investimenti in questo territorio;
– se le modalità di comunicazione della riforma, anticipata il venerdì e poi attuata per decreto il martedì successivo, possano essersi prestate a fenomeni di insider trading o a manovre speculative sui titoli in borsa.