L’impressione è che dopo avere fatto la voce grossa, al momento di ritrovarsi intorno ad un tavolo per trasformare in azioni concrete le minacce dei giorni scorsi, il coraggio ai ministri degli Esteri Ue sia un po’ mancato. Se non a tutti, per lo meno ad un numero non trascurabile di loro. E tanto è bastato per obbligare ad ammorbidire, seppure in maniera non sostanziale, la linea nei confronti della Russia, tornata nel mirino dell’Unione europea dopo il pesante attacco delle forze separatiste contro la città ucraina di Mariupol. Così, come anticipato alla vigilia, i ministri degli Esteri Ue hanno concordato di estendere la lista nera delle persone colpite da misure restrittive per avere “minacciato o minato la sovranità dell’Ucraina”. Hanno però anche stabilito di ridurre il periodo di applicazione delle nuove misure da un anno a sei mesi: nella bozza di conclusioni circolata alla vigilia della riunione si parlava di una proroga fino a dicembre 2015, mentre nella versione finale si è optato per settembre 2015.
Altra concessione ai sostenitori della linea più dialogante nei confronti di Mosca, i ministri l’hanno fatta nel punto delle conclusioni in cui il Consiglio “chiede alla commissione e al Servizio Esterno di intraprendere un ulteriore lavoro preparatorio su ogni azione appropriata per assicurare una rapida e comprensiva implementazione degli accordi di Minsk”. Inizialmente si era pensato di specificare che, tra le possibili “azioni appropriate”, figuravano “in particolare ulteriori misure restrittive”, ma questa dura annotazione è stata completamente cancellata dalla versione finale del testo. Insomma per il momento possibili nuove sanzioni economiche nei confronti della Russia, le più dolorose per Putin ma anche per l’Europa, escono dall’orizzonte.
A pesare sull’ammorbidimento della linea, senza dubbio la prima comparsa, al tavolo delle trattative, del rappresentante del nuovo governo greco. Dopo la dura presa di distanza di Alexis Tsipras dalla dichiarazione congiunta dei capi di Stato Ue su possibili nuove sanzioni contro Mosca, si era addirittura arrivati a temere un possibile veto di Atene. Ma l’atteggiamento del capo della diplomazia greca, Nikos Kotzias, è stato “estremamente costruttivo e volto a mantenere l’unità” di tutti i Paesi, ha sottolineato l’Alto rappresentante. Stessa annotazione fa anche il ministro degli Esteri italiano, secondo cui il greco ha rinunciato alla “riserve generale” espressa inizialmente sul testo e “ha messo al primo posto, rispetto alle posizioni di partenza, l’obiettivo di raggiungere una posizione unitaria”. Ma “non è un segreto che il nuovo atteggiamento del governo greco non ha reso il dibattito semplice oggi”, ammette il ministro degli Esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier.
La Grecia non si è comunque trovata sola a sostenere la necessità di andarci con i piedi di piombo nei confronti di Mosca. E tra i suoi alleati più convinti c’è anche la stessa Italia che si è opposta anche solo a mettere sul tavolo la discussione su ulteriori sanzioni economiche. Il nostro Paese, spiega il titolare della Farnesina Paolo Gentiloni, “avrebbe considerato prematuro oggi prendere decisioni circa nuove sanzioni in altri settori economici e quindi prendiamo atto con soddisfazione che la conclusione del consiglio è stata in questa direzione”.
Dietro alla volontà italiana di non incrementare misure economiche che, secondo Gentiloni, “producono effetti rilevantissimi sull’economia russa”, la necessità di “tenere aperta la porta del dialogo”, nonostante la Russia l’abbia finora “utilizzata molto poco ad essere ottimisti”. Ma la decisione di chiudere anche questo ultimo spiraglio e passare a nuove sanzioni economiche, secondo il ministro degli Esteri italiano, si potrebbe rendere necessaria soltanto se i separatisti dovessero decidere di mettere in pratica la minaccia paventata qualche giorno fa, quando il “presidente” dell’autoproclamata repubblica popolare di Donetsk, Aleksandr Zakharcenko, ha annunciato un’operazione militare per conquistare Mariupol e creare un corridoio terrestre tra la Crimea e la Russia. “Per il momento non c’è il rischio e nemmeno i rapporti di forza che configurino questo scenario”, assicura Gentiloni, spiegando che a confermarlo, in apertura di riunione, sono stati gli stessi esperti di sicurezza Ue. Se gli scenari dovessero cambiare e fosse chiaro “un intervento diretto e non solo indiretto delle forze russe”, ulteriori sanzioni si renderebbero “inevitabili”, ma per il momento non è così.