Fumata nera alla prima votazione per il presidente della Repubblica. Era prevedibile, vista la scelta di votare scheda bianca da parte del Pd, che però è stato in buona compagnia, dato che i fogli intonsi nello spoglio fatto dalla presidente della Camera Laura Boldrini sono stati 538, ben oltre i 446 grandi elettori democratici. La differenza è composta in gran parte da Fi, e potrebbe essere l’unica scelta condivisa tra i due partiti. Almeno stando a quanti – molti per la verità – tra i parlamentari azzurri hanno considerato la decisione del premier Matteo Renzi, puntare sul nome di Sergio Mattarella, un affronto a Silvio Berlusconi. Eppure c’è chi giura che fino a stamattina Berlusconi sarebbe stato pronto a cedere su Mattarella, pur di mantenere in piedi il patto del Nazareno, l’accordo per le riforme istituzionali stipulato con Renzi.
Ipotesi che non appare tramontata del tutto. Il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, sottolinea che “Area popolare (il gruppo che fa capo al ministro degli Interni Angelino Alfano, ndr) e Forza Italia non hanno chiuso del tutto” al nome di Mattarella, che “è una persona stimata da tutti”. E in effetti non è sul nome ma sul metodo che, tanto in Forza Italia quanto tra i centristi della maggioranza, sono state espresse le maggiori critiche.
È vero che il capogruppo di Fi alla Camera, Paolo Romani, ritiene la forzatura di Renzi “un forte altolà alle riforme”, ma allo stesso tempo concede che “l’esistenza del patto del Nazareno la verificheremo al momento di votare” le modifiche costituzionali e la nuova legge elettorale. E il consigliere politico di Forza Italia Giovanni Toti si spinge oltre, sostenendo “il patto è ancora in vita” nonostante “lo spirito del Nazaareno oggi sia più debole”.
Mattarella passerà anche con i voti di Forza Italia, dunque? In Transatlantico c’è chi lo ipotizza, ma appare una ipotesi inverosimile: non si capirebbe perché non sia stato fatto al primo scrutinio. Ci sono invece altre ipotesi, almeno due scenari appaiono più realistici. Entrambi vedono il Pd portare Mattarella alla quarta votazione. Nel caso il candidato non ce la faccia, sarebbe l’occasione per rafforzare il patto del Nazareno, facendo un nuovo nome che sia in tutto e per tutto espressione dell’accordo tra Berlusconi e il Premier. Si potrebbe poi procedere con le riforme, tanto quelle istituzionali quanto quelle strutturali promesse all’Europa.
Nel secondo scenario, Mattarella viene eletto presidente alla quarta votazione e salta del tutto il patto del Nazareno. In questo caso il premier diventerebbe ostaggio della minoranza del suo partito per portare avanti le riforme. Sarebbe una ipotesi intollerabile per Renzi, il quale punterebbe dritto a elezioni anticipate, convinto di riuscire a ripetere i risultati ottenuti alle europee e alle regionali dello scorso anno. In questo modo avrebbe una maggioranza più fedele e potrebbe portare avanti le riforme con margini di manovra più ampi. Tanto nel primo scenario quanto nel secondo, a vincere sarebbe sempre Renzi. Ma da qui a sabato può succedere di tutto