Se la zona euro non allenta le rigorose politiche di austerità sui bilanci e non compie rapidi progressi verso un’unione fiscale in grado di trasferire risorse dai Paesi ricchi a quelli poveri, la trappola del debito in cui è finita potrebbe vanificare i progressi fatti in questi anni. Lo ha sostenuto Mark Carney, governatore della Banca d’Inghilterra, in un intervento in un convegno a Dublino riportato da quotidiano britannico The Guardian, lanciando un forte attacco contro l’austerità promossa nei Paesi della Zona euro. “Non si può fare a meno di notare che, se l’eurozona fosse un unico Paese, la politica fiscale sarebbe nettamente più incisiva”. Purtroppo invece “l’Europa non è ancora dotata di efficaci meccanismi di condivisione del rischio ed è relativamente inflessibile”. Quello che dovrebbe fare allora è usare una politica fiscale “costruttiva” per supportare la domanda e mitigare “i rischi di stagnazione”
Il mancato completamento del processo di integrazione e le restrittive politiche fiscali rischiano di far sprofondare ancor nella trappola del debito i 18 Stati membri che detengono la moneta unica. “Da quando c’è stata la crisi finanziaria tutte le principali economie avanzate sono cadute in una trappola del debito, dove la bassa crescita appesantisce il fardello del debito, inducendo il settore privato a tagliare ulteriormente la spesa”, ha evidenziato Carney, secondo cui “quando la situazione di debolezza economica si protrae nel tempo rischia poi di danneggiare la possibilità di ripresa” di queste economie perché “il capitale e le competenze si atrofizzano. I lavoratori si scoraggiano e abbandonano la forza lavoro. Le prospettive vengono meno”. Nonostante le difficoltà, “alcuni Paesi, tra cui Stati Uniti e Regno Unito, stanno abbandonando la trappola della liquidità. Altri Paesi nella zona euro stanno invece sprofondando in essa”.
Affinché l’Unione monetaria possa avere successo “è richiesto almeno un certo grado di condivisione di rischio finanziario tra i membri”, ha affermato il governatore. Di conseguenza, la risposta è quella di “costruire istituzioni di condivisione del rischio”, ovvero procedere “all’ integrazione finanziarie e ad accordi per la definizione di un regime fiscale comune”. Sebbene il governatore nel suo intervento non abbia menzionato alcun Paese, uno degli ostacoli all’aumento dei trasferimenti delle entrate fiscali dai Paesi forti della zona euro a quelli più deboli, potrebbe provenire dalla Germania. Di recente infatti, il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha richiesto un controllo della politica economica e fiscale, ancor più centralizzato all’interno della zona euro, visto come prerequisito per procedere ad un qualsiasi trasferimento finanziario, Secondo il governatore però non si può aspettare: “Costruire istituzioni in un momento di rallentamento delle riforme può non essere facile, ma è essenziale”.