“L’Ue è percepita” dai terroristi “più unitaria di quanto non sia nei fatti”. Per questo “l’Europa deve reagire il più possibile unitariamente”. E’ la convinzione che Marco Minniti, sottosegretario con delega alla Sicurezza, esprime in audizione davanti al comitato Schengen del Parlamento italiano. Minniti sottolinea l’importanza di una risposta unitaria da attuare “difendendo l’identità democratica e valoriale” europea. Di conseguenza, la strada “peggiore è rinunciare al progetto” di integrazione e “tornare indietro” a una forte soggettività dei “singoli Stati membri”.
In questa ottica, secondo l’esponente del governo, il trattato di “Schengen va salvaguardato”, perché la libera circolazione delle persone e delle merci “è il cuore dell’Europa”. Certo, riconosce Minniti, esiste il problema di “come conciliare la salvaguardia della libera circolazione con le esigenze di sicurezza”. E la soluzione indicata implica “un quadro all’interno del quale i singoli paesi possano relazionarsi, anzi fidarsi gli uni degli altri”, condividendo gli strumenti di contrasto al terrorismo. In altre parole, serve “una intelligence europea”, che “significa mettere in rete rapidamente le informazioni”, superando le gelosie che “per ovvi motivi esistono” tra le varie intelligence e le forze di polizia.
A questo proposito, il sottosegretario indica anche un modello operativo. Si tratta di “un gioiellino messo a punto dall’Italia: il Casa (Centro di analisi strategica antiterrorismo)”. E’ un sistema che prevede uno “scambio in tempo reale, non solo di informazioni, ma anche di valutazioni, tra le forze di polizia e i servizi di intelligence”. L’efficienza di questo strumento, per Minniti, è tale da giustificare il “sogno che si realizzi un Casa europeo”.
Sempre nell’ambito della condivisione di informazioni nell’Ue, l’esponente dell’esecutivo giudica “un punto cruciale” l’approvazione della “direttiva sul Pnr (Passenger name record)”, per la registrazione dei dati dei passeggeri aerei, che “consente di mantenere Schengen proprio perché permette un monitoraggio pur consentendo la libera circolazione”. Minniti invita a esercitare una pressione perché il provvedimento si sblocchi al Parlamento europeo. “Si può discutere su modifiche e adeguamenti, come si sta facendo sulla riduzione da 5 a 3 anni del periodo di conservazione dei dati”, concede il sottosegretario. Tuttavia, avverte, “bisogna procedere rapidamente”.
Se da un lato l’esecutivo, con Minniti, preme per un intervento rapido dell’Europa, in casa ci sono rallentamenti. Per oggi era stato annunciato infatti un Consiglio dei ministri che avrebbe dovuto presentare dei provvedimenti antiterrorismo. Misure la cui approvazione era prevista già nella riunione dell’esecutivo del 20 gennaio, ma furono rinviate al 28, appunto. Tuttavia, neanche oggi il governo si riunirà, annuncia Minniti, a causa delle “consultazioni in corso per il Quirinale”. Si è “preferito aspettare per prudenza istituzionale”, spiega, perché “fare un decreto su questi temi mentre sono in corso le elezioni del presidente della Repubblica ha delle implicazioni quasi costituzionali”. In effetti, i provvedimenti dell’esecutivo devono essere controfirmati dal capo dello Stato. Prerogativa che però rientrere tra quelle attribuite al presidente del Senato Pietro Grasso, il quale, essendo il Colle vacante, assume il ruolo con pieni poteri. Tuttavia, vista la delicatezza delle decisioni da prendere, il governo preferisce attendere di avere un presidente eletto.