Domani la partita per il Quirinale entrerà nel vivo. Alle 15, a Montecitorio, si terrà la prima riunione del Parlamento in seduta comune per eleggere il nuovo capo dello Stato. Intanto, l’attività parlamentare si è già bloccata. Il Senato, dopo aver approvato ieri la riforma della legge elettorale – che dovrà avere l’ok della Camera – oggi non ha svolto sedute, e non ce ne saranno se non dopo l’elezione del nuovo inquilino del Colle. Nessuna seduta neppure a Montecitorio, dove ieri è stato sospeso l’esame della riforma costituzionale, che il premier Matteo Renzi sperava di veder approvata prima del’elezione del presidente della Repubblica. L’ostruzionismo delle opposizioni ha prevalso, e la questione è rinviata a data da destinarsi.
Renzi spera che l’iter possa ripartire già dalla prossima settimana. Per scegliere il nuovo inquilino del Colle “non possiamo andare oltre il weekend”, ha dichiarato in una riunione con i grandi elettori del Pd. Allungare i tempi “significherebbe dare l’idea di un Paese che non riesce a uscire dalla Palude”, ha aggiunto. Accorciare al massimo i tempi è fondamentale, perché tenere a lungo le riforme bloccate sarebbe un cattivo segnale all’Europa. Un lusso che l’Italia non può permettersi, soprattutto mentre pende il giudizio della Commissione sulla Legge di stabilità, la cui flessibilità nel valutare i conti italiani dipende molto dall’iter delle riforme, appunto.
Oggi lunga girandola di consultazioni. Il candidato buono per il Quirinale dovrebbe venire fuori dal ‘patto del nazareno’, l’accordo tra Renzi e il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi. I due hanno avuto un colloquio di oltre due ore, ma alla fine non è stato fatto alcun nome. Quello che è certo è il profilo delineato per il futuro capo dello Stato. Dovrà essere “un garante della Costituzione, con un profilo internazionale ed economico”, aveva dichiarato in mattinata Renzi ai suoi. Dal canto suo, dopo l’incontro con il premier, Berlusconi ha riunito i grandi elettori di Fi, dicendo loro che l’identikit individuato con Renzi è quello di “un politico che abbia ricoperto incarichi istituzionali importanti, che sia conosciuto e popolare tra gli italiani, stimato all’estero, con buon senso e che non abbia dichiarate inimicizie”.
Fuori dal patto del Nazareno, Lega e Fratelli d’Italia si sono coalizzate e sono le sole forze che hanno già espresso un candidato certo: il giornalista Vittorio Feltri. Un “indipendente senza legami con Bruxelles”, ha spiegato il segretario del Carroccio Matteo Salvini, il quale vorrebbe l’Italia fuori dall’euro.
Bisognerà aspettare domani per conoscere il candidato dei 5 stelle. Oggi in assemblea hanno presentato una rosa di 10 nomi da sottoporre al giudizio della rete. La consultazione online sarà aperta dalle 9 alle 14, e gli attivisti del movimento saranno chiamati a scegliere un nome tra: Pierluigi Bersani, Raffaele Cantone, Lorenza Carlassare (che però ha già declinato), Nino Di Matteo, Ferdinando Imposimato, Elio Lannutti, Paolo Maddalena, Romano Prodi, Salvatore Settis, Gustavo Zagrebelsky. In molti hanno rilevato una vistosa incongruenza tra il promuovere un referendum anti-euro e candidare Romano Prodi, che da premier si contraddistinse proprio per l’impegno a far aderire l’Italia alla moneta unica fin da subito. Pur di fare uno sgambetto al patto del Nazareno, come ha indicato il vice presidente della Camera Luigi Di Maio, i pentastellati sono pronti anche a votare il Professore.
Il nome di Prodi è caldeggiato anche dalla minoranza Pd – il deputato dissidente Pippo Civati ne ha avanzato ufficialmente la candidatura con una lettera alla direzione del partito – e da Sel. Nichi Vendola fa infatti sapere che il suo movimento è “molto affezionato al nome di Romano Prodi”, ma rimane “in attesa di ascoltare la proposta che Renzi farà domani”, nella speranza che non si tratti di un “sigillo d’oro sul patto del Nazareno che noi contrastiamo”.