Si conclude oggi la serie di incontri dei 40 funzionari della Commissione europea inviati in Italia per valutare gli squilibri macroeconomici e il percorso di riforme. La visita rientra in una procedura prevista dal Six pack, e si articola con diversi incontri presso i ministeri e dei colloqui con le parti sociali, al fine di valutare non solo i conti pubblici ma anche l’attuazione delle riforme, ascoltando anche i pareri di soggetti interessati come i sindacati e la Confindustria. I funzionari prepareranno una relazione entro fine febbraio. Il documento “sarà circa di 100 pagine e in gran parte è già pronto”, spiega una fonte vicina alla delegazione, aggiungendo che “toccherà poi alla Commissione decidere” se avviare una procedura contro l’Italia per “chiedere un piano di intervento”.
La fonte non lo dice esplicitamente, ma lascia intuire che l’ipotesi, dal punto di vista tecnico, ma la Commissione ha chiario che farà valutazioni anche molto “politiche”, non è “impossibile”. Perché “non è cambiato molto” rispetto al rapporto dello scorso anno, in cui si leggeva che “l’Italia presenta squilibri macroeconomici eccessivi che richiedono un monitoraggio specifico e un’azione politica vigorosa”. Già “a novembre è stata valutata la situazione” italiana, prosegue l’interlocutore di Eunews, e sono stati riscontrati ancora “squilibri macroeconomici”, così è stata “avviata la valutazione” più approfondita, nell’ambito della quale rientra quest’ultima visita dei funzionari. Dunque, l’Italia rimane sotto stretta osservazione.
Sebbene la procedura sia prevista dal Six pack, e dunque non sia strettamente legata alla valutazione sulla legge di stabilità – che la Commissione, dopo averla rinviata, dovrà esprimere a inizio marzo – è innegabile che le decisioni di Bruxelles terranno conto, nel formulare il giudizio, anche del documento che i funzionari presenteranno a fine febbraio. Anche perché la relazione sullo stato di avanzamento delle riforme, aspetto non secondario su cui si è incentrata la visita dei funzionari, servirà a stabilire se l’Italia beneficerà dell’indulgenza prevista dalla comunicazione della Commissione sulla flessibilità.
La nostra fonte riconosce che “il governo Renzi è molto attivo sul piano delle riforme”, e questo rende “necessaria una valutazione molto approfondita”. Per questo la delegazione si è concentrata sulle modifiche strutturali che stanno interessando “la giustizia, il lavoro, il fisco, le finanze pubbliche e diversi altri settori”. Se l’esame verrà superato – cosa di cui appaiono convinti tanto il premier Matteo Renzi quanto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan – all’Italia sarà concesso di scostarsi dello 0,5% dal rigido parametro del rapporto Deficit/Pil, che se le riforme venissero giudicate insufficienti rimarrebbe invece inchiodato al 3%.