Se un compromesso ci sarà, certo trovarlo non sarà cosa semplice. Per il momento, il Parlamento europeo sembra fermo sulla sua posizione contraria al cosiddetto Pnr (Passanger Name Record), lo scambio di informazioni sui passeggeri delle compagnie aeree che molti guardano come strumento chiave nella lotta contro il terrorismo. I deputati europei lo hanno ribadito oggi ai rappresentanti della Commissione europea che hanno preso parte ad un dibattito sul tema in commissione Libertà civili.
“No al restringimento dei diritti dei cittadini senza in cambio un aumento della sicurezza”, chiarisce la posizione dei socialisti la deputata tedesca Birgit Sippe. Piuttosto, suggerisce, “bisognerebbe utilizzare meglio le misure antiterrorismo già esistenti”. È una buona notizia il rinnovato interesse della Commissione europea dopo gli attentati di Parigi, commenta Timothy Kirkhope, deputato Ecr e relatore della proposta del Parlamento europeo sul tema ma, ricorda, “come Parlamento abbiamo già una relazione, che è molto diversa dalla proposta iniziale”. Come a dire, o l’esecutivo comunitario è pronto a fare notevoli modifiche all’iniziale proposta presentata o non ci sarà nulla da fare.
Il vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans ha aperto a concessioni alle richieste parlamentari: “Se il parlamento ci dice che bisognerebbe modificare la proposta – ha detto qualche giorno fa – siamo pronti a farlo”. Certo non sarà semplice trovare una mediazione tra l’idea dell’esecutivo, che consentirebbe la conservazione dei dati fino ad un massimo di 5 anni e quella del Parlamento europeo che parla invece di tre mesi al massimo. Anche qualora ci si riuscisse, poi, occorre ancora trovare la quadra con il Consiglio, altra impresa non da poco. I prossimi giorni saranno cruciali: domani il commissario europeo Avramopoulos interverrà sul tema davanti alla Plenaria del Parlamento europeo, mentre giovedì i ministri dell’Interno dei Paesi Ue, riuniti a Riga, studieranno la migliore reazione contro il terrorismo.
“Come avrebbe potuto il Pnr evitare gli attentati di Parigi? In nessun modo”, insiste anche la deputata Cornelia Ernst della Gue, secondo cui “bisogna contrastare il terrorismo dove nasce, con misure preventive”. La deputata Verde Judith Sargentini, invece si chiede: come è possibile raccogliere i dati di passeggeri in conformità con la normativa sul salvataggio dati? Il problema in effetti esiste visto che, già nel 2006, la Corte di giustizia Ue si è pronunciata contro un sistema di Pnr.
Altro elemento su cui il Parlamento non sembra pronto a fare concessioni è l’idea di vietare le comunicazioni criptate, possibilità su cui insiste il coordinatore Ue anti-terrorismo Gilles De Kerchove: “Ci sono software elaborati a cui siamo completamenti ciechi e sordi – ha spiegato ai deputati – e non possiamo più intercettare giovani che partono per la Siria e per l’Iraq. Non parlo di un grande fratello ma serve che i servizi di intelligence possano fare intercettazioni”, insiste. Ma anche questa idea non raccoglie il favore del Parlamento. “Non sono disposta a svendere la libertà delle persone che mi hanno eletta”, chiude secca la liberale Sophie in ‘t Veld
Molte sono le problematiche legate al Pnr anche per il Garante Europeo per la protezione dei dati personali, Giovanni Buttarelli che, intervenendo in commissione Libertà civili, sul Pnr sottolinea: “Questo è un test essenziale per vedere se i legislatori europei sono in grado di trarre lezioni dal passato e di evitare di sprecare tempo in misure la cui legalità sia poi messa in discussione”. Occorre, dice “essere molto più prudenti nel mettere in dubbio la libertà e l’integrità delle nostre comunicazioni”. Secondo Buttarelli dunque “l’Ue deve valutare e giustificare perché una raccolta dei dati universale e massiccia è così necessaria e perché lo è adesso. Ci sono prove – chiede – che il Pnr avrebbe impedito gli eventi di Parigi?”. Insomma forse, suggerisce, è meglio procedere con misure meno ‘intrusive’ perché “il principio della proporzionalità ci impone che si diano prove che effettivamente abbiamo bisogno di misure più invasive”.