I servizi di sicurezza ucraini “hanno le prove dirette che la Russia è stata coinvolta nella preparazione degli attacchi terroristici” e si aspettano che la comunità internazionale reagisca rafforzando le sanzioni economiche nei confronti di Mosca. È la richiesta rivolta al Parlamento europeo dall’ambasciatore ucraino presso l’Ue Kostiantyn Yelisieiev, nel corso di un’audizione in commissione Affari esteri, organizzata per discutere dell’escalation di violenza degli ultimi giorni nel Paese. Parlando con i deputati Yelisieiev si è detto sicuro: “Non solo i russi forniscono le armi ma esportano anche il terrorismo”. Insomma, fino a che “la Russia continua a fornire sostegno ai terroristi e i combattenti russi continuano ad essere sul territorio ucraino, Mosca avrà piena responsabilità per le stragi di civili”. Per Kiev, “la Russia porta la morte alle famiglie ucraine”, come è avvenuto con gli attentati degli ultimi giorni per cui “nessuna condoglianza è mai arrivata da Mosca”.
Per questo il diplomatico di Kiev ha sottolineato di aspettarsi che il consiglio Affari esteri straordinario convocato per giovedì dia mandato alla Commissione Ue di studiare “un ambizioso pacchetto di misure restrittive nei confronti della Russia”, che riguardi in particolare “sanzioni nel settore finanziario, energetico, il divieto di esportare verso la Russia alta tecnologia, l’ampliamento delle liste che prevedono il divieto di viaggio” ma anche “qualche strumento innovativo” come togliere alla Russia il diritto di ospitare eventi sportivi internazionali come i Mondiali di calcio del 2018. Una richiesta, quella di rafforzare le misure restrittive, che trova favorevoli la maggior parte degli europarlamentari della commissione.
“La graduale eliminazione delle sanzioni immaginata nelle scorse settimane viene frenata e anzi si va nella direzione opposta”, conferma il presidente della commissione Affari esteri, Elmar Brok, secondo cui “il Consiglio potrebbe chiedere alla Commissione di sviluppare idee per nuove sanzioni nel settore finanziario”. Uno sviluppo “non piacevole” ma inevitabile visto che “è chiaro da dove vengono le azioni di guerra e che vengano inviati mezzi militari dalla Russia e anche qualcuno per usarli”. Insomma “la Russia non può chiamarsi fuori perché fa parte di questo conflitto” e anzi, secondo Brok, “ha iniziato una guerra”.
A Putin, l’ambasciatore ucraino presso l’Ue chiede una chiara presa di posizione: per prima cosa, dice, deve fermare le ostilità, poi “condannare personalmente e pubblicamente le azioni dei terroristi e chiedere loro di rispettare gli accordi di Minsk”. E ancora Mosca dovrebbe continuare i dialoghi per concordare il ritiro delle truppe, bloccare il passaggio dalla Russia all’est dell’Ucraina di attrezzature pesante e militari, fare in modo che i terroristi liberino gli ostaggi e lasciare che le autorità ucraine ripristinino la sovranità sul proprio territorio.
E che dalla Russia continui ad arrivare un forte sostegno nei confronti dei separatisti lo sottolinea anche il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg che oggi ha partecipato ad una riunione straordinaria della Commissione Nato-Ucraina. Defniendo gli “indiscriminati attacchi” di questi giorni come “ingiustificati e inaccettabili”, il numero uno dell’Alleanza atlantica conferma: “La Russia continua a provvedere supporto, formazione, attrezzature e forze” ai separatisti. Nelle ultime settimane, continua Stoltenberg, la Russia “ha fornito centinaia di equipaggiamenti avanzati tra cui sistemi di razzi, artiglieria pesante, carri armati, veicoli blindati e sistemi di guerra elettronica”. Un sostegno che deve “finire immediatamente”.