Il (sempre rinvigorito) protezionismo tedesco ne ha fatta un’altra. D’ora in poi i camionisti che attraversano la Germania, da qualsiasi paese arrivino, dovranno provare di ricevere almeno 8,5 euro l’ora di paga, che è il salario minimo di un conducente tedesco.
Non è una norma di democrazia, non è una tutela dei lavoratori: è un semplice atto di protezionismo contro i camionisti polacchi, o rumeni, o bulgari, insomma. Non è chiaro, ma sarà così, se la norma riguarda anche i paesi fuori dall’Unione. E’ evidente che si tratta di una vittoria della lobby dei padroni o padroncini e forse anche dei camionisti locali, per impedire la concorrenza dei paesi vicini. E la Commissione europea, come spesso fa con Berlino, interpellata sul tema tace.
La cosa è evidente perché il settore toccato è uno di quelli rari nei quali si lavora in un paese ma il prodotto e il reddito vanno in un altro. Non si tratta di “frontalieri”, ma di persone che hanno un loro interesse ad essere in Germania (interesse tutelato in ogni modo dall’Unione europea) ma che non lavorano per aziende tedesche e che solo in piccola parte (se non minima), tra l’altro, spendono i propri guadagni nella terra di Angela Merkel, rendendo così tutto sommato scarsamente interessante la loro presenza dal punto di vista economico.
La stessa cosa, a quanto risulta, non è stata imposta, che so, ai giornalisti. Quelli inviati dai grandi media italiani o francesi immagino guadagnino più del minino; ma quelli portoghesi? I serbi? I giovani free lance? Controllava e controlla davvero la Germania che gli immigrati dai paesi più poveri, una volta gli italiani, ora i turchi, gli afghani eccetera che anche meritoriamente ospita siano trattati almeno come i lavoratori tedeschi? Siamo pronti a scommettere di no.
Però il suo surplus commerciale la Germania se lo tiene stretto, se ne impippa Angela Merkel di sforare i limiti imposti dai Trattati europei. Berlino è stata una colonna portante dell’Unione europea, e tuttora è un paese senza il quale, semplicemente, l’Ue non potrebbe esistere. Il suo contributo intellettuale alla crescita democratica, politica, storica, artistica del Continente e del Mondo è irrinunciabile. Però è anche vero che sul piano economico i governi tedeschi hanno un solo punto di vista: massimizzare l’utile (quello che è ritenuto tale) per il popolo tedesco. Non sembra esistere in questo ambito nel governo tedesco dell’era Merkel il concetto di solidarietà (anche se la Germania è il terzo donatore mondiale in aiuti allo sviluppo, che per loro natura non vanno ai partner europei o a possibili concorrenti commerciali) quello di collaborazione nemmeno. La stessa loro Costituzione impone continui ricorsi alla Corte Costituzionale (unici nell’Ue) per vedere se le norme europee rispettano i principi fondamentali tedeschi.
E’ vero, la ricchezza della Germania, anche se fatta sulle spalle dei partner europei, è in realtà ricchezza che aiuta a crescere il resto del Continente, non lo si può negare. E’ come essere vicini a una star del cinema, si finisce per essere fotografati ed avere un poco si fama, almeno tra amici e parenti. Ma non si diventerà mai star. Perché la star non farà mai nulla che possa farle perdere un pochino del suo spazio. Lo stesso fa la Germania, negli anni scorsi è riuscita a imporre vessazioni su molti paesi europei, come la Grecia che voterà domenica in un’elezione della disperazione, dopo anni di cinghie tirate che i buchi son finiti, dopo decine e decine di suicidi, dopo essersi vista distruggere l’economia, dopo aver venduto ai cinesi anche il Pireo. E’ con la forza della disperazione che i pensionati conservatori di Atene voteranno per Sypras, non perché sono di sinistra, ma perché non hanno più ossigeno. Così come la Germania ha imposto di fare e un’Europa senza spina dorsale ha accettato si sono salvate le banche tedesche che per anni hanno speculato in Grecia, e si sono prosciugate le sorgenti. Ora, davvero, il popolo greco (che dei torti ovviamente negli anni passati aveva, se non altro per aver eletto una classe dirigente corrotta con la quale in tanti erano conniventi) è solo, e lo è per colpa di un Josè Manuel Barroso umile esecutore degli ordini di Berlino, per un’Italia che ha cambiato, in quel periodo quattro premier in tre anni, una Francia guidata da un inetto Nicolas Sarcozy ed ora da un inesistente François Hollande. Il tutto mentre in Gran Bretagna ci si guardava l’ombelico. Ha avuto anche fortuna Merkel, è stata, negli ultimi anni, l’unico statista europeo.
Ma ora esagera.