A seguito dell’abbassamento del prezzo del petrolio l’Unione Europea dovrà rivedere la propria politica clima energia 2030, poiché questa era stata elaborata sulla base di un’ipotesi di prezzi alti. Nel 2014, la Commissione Ue aveva accompagnato la proposta di target per la quota di energie rinnovabili e la riduzione delle emissioni, con la pubblicazione di una valutazione di impatto. Nella relazione veniva ipotizzato che tra il 2010-2030 la fascia di prezzo per il greggio sarebbe oscillata tra i 60-110 dollari al barile. Non solo. Per lo stesso periodo era stato previsto un aumento del 50% delle importazioni di tutti i combustibili fossili, gas e carbone inclusi. Tuttavia, questo mese il prezzo del greggio Brent è sceso a 45 dollari al barile, un minimo che non si registrava da 6 anni. Secondo il settimanale brussellese EuropeanVoice (appena acquistato dallo statunitense Politico) l’incertezza sul perdurare della caduta dei prezzi del petrolio sta ostacolando il lavoro dei funzionari Ue incaricati di redigere il progetto per la realizzazione dell’Unione energetica, la cui pubblicazione è prevista per il 25 febbraio. I problemi generati da questa situazione di prezzi bassi metterebbe in difficoltà il settore delle rinnovabili, dei biocarburanti, ed il sistema di scambio emissioni Ue (Ets).
Fonti energetiche rinnovabili potrebbero essere minacciate dalla presenza di contratti del gas legati al prezzo del petrolio. “I governi sotto pressione potrebbero essere costretti ad aumentare significativamente le sovvenzioni alle rinnovabili per mantenerle sul mercato”, ha dichiarato Alan Riley, professore alla City University di Londra. Lo stesso commissario Ue per l’energia, Miguel Arias Cañete, starebbe esortando gli Stati membri Ue ad investire i soldi provenienti dal potenziale taglio ai sussidi dei combustibili fossili, per investire nello sviluppo di energie rinnovabili e prepararsi ad affrontare, in futuro, prezzi energetici alti.
Il prezzo a buon mercato del greggio sta influenzando negativamente anche l’industria dei biocarburanti, che ne è in diretta competizione come fonte energetica impiegata per i trasporti. A complicare la situazione vi è la decisione, presa il 21 gennaio dalla commissione ambiente del Parlamento Ue, per riprendere in esame la proposta volta a reintrodurre limiti ai sussidi per i biocarburanti. Con i prezzi bassi della benzina, la perdita di queste sovvenzioni potrebbe segnare la fine di diverse aziende operanti nel settore. Tuttavia, a tutela dei biocarburanti vi sono gli obiettivi nazionali vincolanti, definiti da ogni Stato membro, per il loro consumo annuale, che obbliga le compagnie petrolifere a miscelare una percentuale di biocarburanti a quelli tradizionali. “Questi target nazionali limiteranno l’impatto che la caduta dei prezzi del petrolio potrebbe avere sul mercato dei biocarburanti”, ha sostenuto Robert Wright, segretario generale dell’associazione Etanolo rinnovabile europeo (ePure).
Infine, per gestire l’impatto di questa situazione sul sistema Ets, è stato chiesto agli europarlamentari di adottare questa settimana misure di emergenza per sostenerlo. In particolare, la commissione industria, ricerca ed energia del Parlamento Ue ha votato la proposta per destinare le quote ad una riserva, nel tentativo di aumentare il prezzo del carbone nel sistema. Anche così facendo, se questa condizione di prezzi bassi dovesse prolungarsi, il sistema Ets continuerebbe ad operare in maniera inefficiente. “Abbiamo progettato il sistema Ets e tutte le strutture ad esso collegate sulla base della convinzione di prezzi alti dei combustibili fossili che adesso però non abbiamo più”, ha concluso Riley.