Il Ppe perde, i socialisti votano assieme agli euroscettici dell’Ukip e i Non iscritti, e la commissione Industria non esprime un parere sulla proposta della Commissione europea in materia di riforma del sistema Ets, il mercato delle quote di emissione di CO2. È questo l’esito del primo voto del Parlamento europeo su un dossier che divide e fa discutere. Adesso sarà la commissione Ambiente a dover votare il testo dell’esecutivo comunitario prima di dare la parola all’Aula (verosimilmente nella sessione plenaria di marzo).
Andiamo con ordine. La Commissione europea ha proposto modifiche al sistema di compra-vendita dei certificati di emissioni. C’è il “back-loading”, il sistema che permette posticipare la messa all’asta di 900 milioni di quote di CO2 dal triennio 2014-2016 al biennio 2019-2020. I volumi totali d’asta sono stati ridotti di 400 milioni nel 2014 e saranno tagliati altri 300 milioni per il 2015 e 200 milioni per il 2016. L’obiettivo è quello di applicare in modo più severe il principio del “chi inquina paga”. Diminuendo l’offerta dei certificati di emissione di carbonio, per le industrie aumenta il costo delle emissioni: la Commissione Ue vuole spingere il prezzo del carbonio dal suo valore attuale di circa 6€/tCO2 a circa 20€/tCO2.
Essendo il “back-loading” una soluzione di fatto temporanea, si è pensato anche ad uno strumento definitivo per cambiare strutturalmente il sistema europeo dell’Ets e il rapporto tra domanda ed offerta, proponendo l’istituzione di una Riserva di stabilità del mercato (o Market Stability Reserve, Msr). Questo strumento dovrebbe regolare automaticamente il volume annuo di permessi di emissioni disponibili sul mercato: quando il loro numero dovesse superare gli 833 milioni, sarà rimosso un numero di permessi pari al 12% di quelli in circolazione due anni prima. Qualora i permessi in circolazione scendessero al di sotto dei 400 milioni, la riserva rilascerà 100 milioni di permessi. Controllando la quantità di permessi di emissioni sul mercato del carbonio, la Msr ha lo scopo di stabilizzarne il prezzo. La Commissione vorrebbe introdurlo nel 2021, Germania e Regno Unito anticiparlo al 2017. A livello politico il Ppe ed Ecr sostengono la linea dell’esecutivo, socialisti e verdi l’anticipo al 2017.
È proprio sulla data che la relatrice socialista (Theresa Griffin, britannica) sembra essersi impuntata. In commissione Industria il Ppe ha presentato una proposta di compromesso per l’istituzione del Msr nel 2019, con compensazioni per le aziende (i “carbon leakage”, la cessione a titolo gratuito di una parte dei certificati) colpite dall’anticipo dell’entrata in vigore del nuovo sistema. L’esito del voto finale è però negativo: 31 contrari, 28 favorevoli, 7 astenuti. La proposta viene respinta per effetto del voto congiunto dei gruppi S&D, Verdi, Ukip (nell’Efdd il Movimento 5 Stelle “non ha stretto alleanze con il gruppo S&D”, precisano i pentastellati) e Non iscritti, e la commissione Industria non produce alcun parere sul testo della Commissione per effetto “dei socialisti che hanno fatto strane alleanze con l’Ukip di Farage e i Non iscritti”, commenta Antonio Tajani (Ppe). “Davvero non capisco la strategia: votando così non hanno ottenuto né l’entrata in vigore nel 2019 né il carbon leakage”, afferma l’ex commissario. Sulla sconfitta del Ppe Tajani vede le cose in altro modo. “A noi del Ppe non cambia niente. Siamo a favore della proposta della Commissione, e io stesso l’ho sostenuta quand’ero commissario”. Adesso sulla riforma dell’Ets dovrà esprimersi la commissione Ambiente, competente in materia. Probabilmente è lì che si tenterà di ottenere il 2017 chiesto dai socialisti, e l’orientamento degli eurodeputati sembra essere quello.