Per combattere il terrorismo serve un approccio comune di Unione europea e Stati Uniti, e serve la coscienza che il fenomeno non ha solo radici religiose, ma anche, e molto influenti, sociali.
Lo sostiene Sarah Sewall, Sottosegretario di Stato Usa per la Sicurezza civile, la democrazia e i diritti umani al Dipartimento di Stato del governo di Barack Obama, che è in visita a Bruxelles per una serie di incontri con le autorità dell’Ue sui temi della sicurezza alla luce della recrudescenza del terrorismo.
“Quella contro il terrore è una sfida comune – ha spiegato intervenendo a un seminario condotto dal Direttore del programma per la Politica estera dell’European Policy Centre Rosa Balfour – per la quale bisogna avere un approccio di lungo termine”. I nemici, che viaggiano in parallelo, sono due : “estremismo e corruzione”, perché un funzionario che prende una tangente, “poliziotto, magistrato, doganiere, impiegato pubblico mina la democrazia, la crescita economica e la sicurezza”. Perché ovviamente i controlli si fanno più blandi o scompaiono, e dunque merci, persone, armi, possono girare indisturbate. “Per battere la corruzione bisogna instaurare un sistema di trasparenza il più ampio possibile – dice Sewall – e noi stiamo studiando anche come inserire elementi per fermarla anche nel Ttip”.
Detto che “la libertà è ciò che unisce Stati uniti ed Europa, ed è quello che gli estremisti non vogliono”, secondo l’esponente dell’amministrazione Obama per battere il terrore “bisogna combattere contro gli elementi che lo alimentano, che lo nutrono, che sono rabbia, alienazione, emarginazione, mancanza di istruzione, povertà. Non è solo una questione di estremismo religioso”.
Sewall chiede un “nuovo approccio” alla questione terrorismo, che parta da “governi che sappiano dare risposte a questioni come la marginalizzazione sociale; bisogna poi costruire comunità più sicure, coinvolgendo i più giovani”. Secondo la sottosegretario “possiamo indentificare le comunità più vulnerabili all’interno della società, e lavorare con loro in maniera formativa per aiutarli a restare indenni dalle infiltrazioni”. Naturalmente per far questo bisogna intervenire anche sul piano “del sistema economico e dell’istruzione”.
“Dobbiamo lavorare duro, e a lungo” per battere il terrorismo, ha ribadito, esprimendo anche un ammonimento all’Unione europea dicendo che : “Serve un maggior scambio di informazioni”, che è la stessa cosa che lamenta Europol e che i governi europei sembrano ancora restii a fare in maniera strutturata e costante.