È una “sfida enorme” quella lanciata dal terrorismo all’Europa e non soltanto dal punto di vista della sicurezza. In gioco c’è anche “un valore fondamentale della società europea”: quello secondo cui nell’Ue “ci deve essere posto per ogni singola comunità senza distinzioni in base alla religione o alla razza”. A preoccupare il primo vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans è il clima che si respira nell’Europa minacciata dal fondamentalismo islamico: “Oggi – dice dopo un collegio dei commissari tutto dedicato alla sicurezza interna – constatiamo che in alcuni Stati membri la comunità ebraica non è certa di avere un futuro”. E questo non è accettabile: “Se si guarda alla storia dell’Ue abbiamo imparato, tramite esperienze dolorosissime, che fare posto a ogni comunità è essenziale per costruire la società europea”, ricorda Timmermans. Per questo oggi occorre “usare tutti gli strumenti, per non perdere una parte della popolazione a causa di fanatismo ed esclusione”.
Per avere la panoramica completa degli strumenti su cui l’Ue vuole puntare per tutelare la sua sicurezza interna occorrerà aspettare maggio, quando la Commissione presenterà la nuova Agenda europea per la sicurezza 2015-2020. Conterrà, anticipa l’esecutivo comunitario, “strumenti per prevenire la radicalizzazione, per lottare contro il finanziamento al terrorismo, per rafforzare la cooperazione tra Europol e le altre agenzie e per rafforzare la lotta contro il traffico d’armi”. Fin da ora, però, la Commissione spinge per accelerare sull’adozione di alcune misure concrete, a partire dallo scambio di informazioni sui passeggeri delle compagnie aeree, il cosiddetto Pnr (Passanger Name Record).
“Vogliamo fare progressi con il Parlamento e il Consiglio su questo tema”, anticipa Timmermans, aprendo ad una modifica della proposta della Commissione per venire incontro alle richieste dei deputati europei che bloccano il dossier per paura di un’eccessiva invasione della privacy: “Se il parlamento ci dice che bisognerebbe modificare la proposta della Commissione siamo pronti ad aprire il dibattito per trovare una soluzione”. A questo scopo “il Commissario Avramopoulos andrà in Parlamento, sentirà le modifiche che chiede e se possibile le ingloberemo”. Senza dimenticare che occorre trovare la quadra con la posizione degli Stati: “Bisogna sentire anche le richieste del Consiglio”, ricorda il vicepresidente ammettendo che “serve un difficile equilibrio”.
Come misura d’urgenza la Commissione vuole anche “sfruttare al massimo tutte le possibilità offerte da Schengen per un rafforzamento delle frontiere esterne dell’Ue”. Attenzione, soltanto delle frontiere esterne, senza pensare nemmeno per un attimo a ripristinare invece barriere interne tra Stati perché “tutti sono convinti che Schengen è parte della soluzione e non del problema”. Occorre poi “migliorare la protezione dei dati: un problema di scottante attualità anche per il Parlamento e gli Stati membri”. Per migliorare la condivisione dei dati tra i servizi dei diversi Paesi, secondo Timmermans, occorre migliorare soprattutto “la fiducia” perché “sembra che alcuni Stati siano pronti a condividerli con gli Usa ma non con gli altri stati membri”. Una questione che, ha ammesso il vicepresidente “mi lascia perplesso” e su cui “faremo uno sforzo per arrivare a soluzione quanto prima”.