Syriza è “l’ultimo baluardo di democrazia in Grecia”. Ad affermarlo è Alessandro Di Battista che parlando con la stampa a Bruxelles, dove è venuto per un incontro con la delegazione europea del Movimento 5 Stelle, afferma di sostenere “tutti i movimenti che portano avanti la democrazia diretta e un modello alternativo a questa Europa che ci sta impoverendo”. Per Di Battista “con Syriza in Grecia e con Podemos in Spagna ci sono una serie di punti in comune”. Il grillino, vicepresidente della commissione Affari esteri e comunitari della Camera dei deputati, ha detto di reputare la Grecia “un topo da laboratorio”, che è stato usato dalla Troika “per testare gli effetti di una serie di politiche, per analizzare il punto di rottura”, che “ancora non c’è stato”.
In questa situazione “Syriza può dare uno scossone, ma solo a patto che rispetti i programmi”. E se lo farà “con una serie di interventi sociali che sono fondamentali nella Grecia di oggi”, a quel punto “per forza ci dovrà essere una uscita dall’euro”. “Per forza!”, ripete il 5 Stelle.
Secondo Di Battista l’uscita dalla moneta unica di un Paese Ue “ci potrà essere quando ci sarà una coalizione importante nei Paesi del sud Europa”, che sono Paesi le cui economie “sommate a quella della Francia rappresentano la terza economia a livello mondiale”, perciò una eventuale “unione di questi Paesi anche in chiave anti-euro, o con una moneta alternativa, potrebbe aiutare a supportare uno shock causato dai mercati” che “ti faranno la guerra in ogni modo”.
L’eurodeputato Fabio Massimo Castaldo da parte sua ha aggiunto che il M5S “non è antieuropeo ma crede in una Europa fondata sulla solidarietà e non su un assurdo rigore che ha condotto alla catastrofe e alla rovine un Paese come la Grecia”, che ora con le elezioni “vuole cambiare strada e non accetta più le imposizioni di un organo antidemocratico come la Troika, che non ha mai avuto alcuna investitura popolare”. A differenza di Syriza il Movimento 5 Stelle però, continua Castaldo, “sull’euro ha fatto una scelta chiara perché perdiamo atto che non è possibile governare una moneta unica con gli strumenti che ci sono adesso”, e questa “è una realtà che non ha bisogno di ulteriori dimostrazioni”. Per l’eurodeputato bisogna quindi “tornare indietro e chiedere al popolo sovrano cosa ne pensa”, visto che l’Italia “a suo tempo è entrata nell’euro senza una consultazione popolare su una scelta così fondamentale”