“Stiamo vivendo momenti di grande cambiamento della politica economica europea” ed è “fondamentale che il nostro Paese si presenti con una serie di modifiche al sistema bancario”. Così il presidente del Consiglio Matteo Renzi spiega la necessità di un decreto con il quale si “tocca il mostro sacro del credito”, che “va cambiato” perché “in Italia abbiamo troppi banchieri e facciamo poco credito”.
La misura, approvata in serata dal Consiglio dei ministri, prevede una norma che certamente non farà piacere agli istituti di credito e riguarda la portabilità dei conti correnti. “Le spese per la chiusura del conto saranno a carico della banca”, riassume il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan, il quale sottolinea gli “ovvi benefici” per i clienti, famiglie in testa, che non dovranno più assumersi oneri se decidono di trasferire il loro conto presso una banca che offre migliori condizioni.
I cambiamenti più importanti previsti dal decreto sono però di tipo “strutturale” e riguardano la governance. Nella norma si prevede che “le Banche popolari con attivo superiore agli 8 miliardi di euro” abbiano “fino a 18 mesi per trasformarsi in Spa”, spiega Padoan. Il ministro prosegue indicando che la “trasformazione renderà queste banche più forti e meglio in grado di sostenere” i cambiamenti “che si stanno sviluppando nel mercato finanziario europeo”. In primis la sua “maggiore integrazione” e il “riassestamento complessivo” attestato “con il comprehensive assessment” della Bce. In secondo luogo “il completamento dell’Unione bancaria e il passaggio alla Bce dei compiti di supervisione”.
Secondo il titolare di Via XX Settembre, “dobbiamo abituarci a pensare un mercato del credito europeo con una concorrenza più forte e una esigenza di capitali molto più elevata”. Si tratta di “un problema che forse le piccole banche dovranno affrontare in futuro”, per questo, al momento, la norma riguarda solo “una decina di banche popolari” in Italia.
Un’altra misura importante riguarda “l’allargamernto dei canali di finanziamento per le imprese a intermediari non bancari”. Padoan spiega che “in sintonia con i trend europei” di andare verso una “differenziazione degli strumenti di finanziamento”, il decreto consente alle imprese di finanziarsi non solo attraverso le banche. Perché, prosegue il ministro, “non esiste solo il credito (bancario) ma ci sono finanziamenti che possono provenire da altri intermediari. Un ulteriore sostegno alle imprese deriva dall’ampliamento del “patent box”, che consiste in un “sostegno all’attività brevettuale delle imprese”, che secondo Padoan si traduce in “sostegno all’innovazione e alla crescita.
Sempre a proposito di innovazione, il ministro dello Sviluppo economico Federica Guidi annuncia altre agevolazioni “sia per le start up che per le piccole e medie imprese”. In particolare, prosegue Guidi, “nell’ambito dei target che l’Europa ci dà”, il governo ha scelto di prevedere “agevolazioni e facilitazioni” fiscali “soprattutto alle imprese che spendono almeno il 3% del fatturato in ricerca e sviluppo”.