L’ipotesi che l’accordo fiscale tra Amazon ed il Lussemburgo avrebbe consentito al rivenditore online di sottopagare le proprie tasse grazie ad aiuti di stato sleali sembra farsi più concreta. Oggi la Commissione europa ha reso pubblica una lettera di 23 pagine inviata alle autorità del Ganducato in cui ci sono le conclusioni preliminari dell’indagine in corso. Secondo le ipotesi il Lussemburgo, discostandosi dagli standard internazionali, avrebbe offerto ad Amazon un accordo per definire un tetto imponibile artificialmente basso, che non rifletteva il rischio economico assunto realmente dalle sue filiali europee. Secondo la Commissione Ue, l’accordo con il Lussemburgo avrebbe consentito all’azienda di spostare le entrate delle altre sue filiali europee verso una unità della compagnia registrata in Lussemburgo. Questa a sua volta, con un meccanismo di scatole cinesi, le girava ancora una volta verso una filiale separata, la Lux Scs, una azienda con forti agevolazioni fiscali nel Paese. Così facendo il rivenditore online sarebbe riuscito a far figurare profitti ridotti per le sue attività europee e ad ottenere di conseguenza una riduzione nell’imposizione fiscale.
Sebbene nell’Unione Europea attirare imprese con aliquote basse non sia illegale, proporre a specifiche aziende accordi speciali che non sono a disposizione dei concorrenti, equivale a fornire aiuti di stato illegali. Attualmente le autorità della concorrenza europee hanno richiesto al Lussemburgo maggiori dettagli sulla deviazione dagli standard internazionali attuata nel caso di Amazon. Ulteriori informazioni sono inoltre state richieste in merito al metodo di pagamento delle royalties tra le varie unità del gruppo. Nel caso l’indagine dovesse giungere a confermare l’illecito, le autorità dell’antitrust non hanno ancora rivelato la cifra che Amazon potrebbe essere costretta a dover rimborsare al governo lussemburghese.
L’indagine che vede coinvolta Amazon è parte di una investigazione più ampia nella quale sono finite anche Apple in Irlanda, Starbucks nei Paesi Bassi, e una unità della Fiat sempre in Lussemburgo, accusate di aver infranto le regole di concorrenza dell’Ue e di aver ridotto drasticamente il proprio esborso fiscale. A livello europeo il caso Amazon rimane politicamente rilevante poiché l’accordo fiscale tra il rivenditore online e Lussemburgo è stato stretto nel 2003, quando l’attuale Presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, era Primo Ministro.