La libertà dei media è una componente essenziale di ogni democrazia e il governo turco deve garantirla se vuole accedere all’assistenza finanziaria prevista per gli Stati candidati ad entrare nell’Unione Europea. Lo ricordano ad Ankara gli eurodeputati in una risoluzione adottata oggi in merito alle retate e agli arresti compiuti dalla polizia turca lo scorso dicembre, a danno di oltre 24 giornalisti, accusati di aver costituito un’organizzazione illegale intenzionata a rovesciare il governo.
Riprendendo le conclusioni del Consiglio europeo del 16 dicembre 2014, il Parlamento Ue ha ribadito come l’assistenza finanziaria fornita ad Ankara attraverso lo strumento di assistenza pre-adesione (Ipa II) per il periodo 2014-2020, dipenda dai “progressi conseguiti in relazione all’attuazione della strategia di preadesione, compreso il pieno rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali”. Invece gli eventi di dicembre per i deputati sembrano mostrare un “regresso nell’ambito delle riforme democratiche, in particolare per la sempre minore tolleranza del governo nei confronti delle proteste pubbliche e dei mezzi di comunicazione critici”. Di conseguenza, nella risoluzione, i deputati europei hanno invitato Ankara “ad affrontare la questione della libertà dei media in via prioritaria e a fornire un quadro giuridico adeguato a garanzia del pluralismo, in linea con le norme internazionali”
La risoluzione ha ottenuto consensi trasversali. Per Alexander Lambsdorff, vice-presidente del Parlamento Ue ed esponente dei liberali Alde, l’arresto dei giornalisti in Turchia “è inaccettabile per un candidato all’adesione dell’Ue”. In questo senso la risoluzione votata oggi “vuole essere un chiaro segnale al governo turco che il Parlamento Ue non rimane a guardare quando le libertà fondamentali sono minacciate, sia dentro che fuori dall’Unione Europea.” Secondo Gianni Pittella, presidente del gruppo socialisti e democratici, “il governo turco dovrebbe gestire la libertà dei media come una questione prioritaria e fornire un quadro giuridico capace di garantire il pluralismi, in linea con gli standard europei ed internazionali”. Il gruppo dei Verdi rileva invece come l’attacco alla libertà di stampa portato avanti dal governo turco lo scorso dicembre non sia un caso isolato, ma uno dei tanti. “Questa settimana un tribunale turco ha stabilito di vietare l’accesso ad alcuni portali online che mostravano l’ultima copertina di Charlie Hebdo”, ha dichiarato il catalano Ernest Maragall. Non solo. “La polizia turca ha fatto irruzione nella redazione del quotidiano laico Cumhuriyet alla ricerca di Charlie Hebdo, dopo che il giornale aveva annunciato la distribuzione di una selezione di quattro pagine dell’ultimo numero come atto di solidarietà”.
Nel 2014 il World press freedom index, che rileva il grado di libertà dell’informazione nel mondo, ha collocato la Turchia al 154 posto sui 180 paesi monitorati. La protratta assenza di miglioramenti nella libertà dei media turchi, rende Ankara “una delle più grandi prigioni al mondo per i giornalisti”.