Per riuscire ad entrare nell’Unione Europea i migranti spesso si rivolgono a veri e propri trafficanti di esseri umani che, dietro compenso economico, li aiutano a raggiungere e attraversare i confini di uno o più Stati, costringendoli quasi sempre a condizioni di viaggio disumane e pericolose. Ma che dimensioni ha questo fenomeno e cosa sta facendo l’Europa per arginarlo?
Chi sono le persone che arrivano in Europa?
Nel 2014 più di 276,000 migranti sono entrati irregolarmente nell’Ue, un incremento del 155% rispetto al 2013. Siriani ed eritrei i gruppi più grandi di persone fermate alle frontiere esterne dell’Ue. Altri gruppi di dimensioni rilevanti includono i cittadini di Afghanistan, Mali e Kosovo.
Quali sono le vie principali utilizzate dai trafficanti?
Le rotte migratorie verso l’Europa cambiano nel corso del tempo poiché i trafficanti adottano le proprie strategie di ingresso cercando di aggirare la polizia e le pattuglie di frontiera. In generale comunque il Mediterraneo centrale ed orientale figurano rispettivamente come la prima e la seconda rotta più utilizzata dai trafficanti per accedere all’Unione Europea. A servirsi del Mediterraneo centrale, specialmente a seguito della Primavera araba del 2011, sono prevalentemente africani di varie nazionalità, specialmente eritrei, che partono dalla Libia e dall’Egitto. La rotta del Mediterraneo orientale è invece preferita da siriani e palestinesi, seguiti da afgani, iracheni e una percentuale crescente di africani, che accedono all’Ue dalla Turchia.
Quest’ultima modalità di accesso, è cambiata nel corso del 2014. In precedenza, i trafficanti si dirigevano dalla Turchia verso il mare Egeo, sulle coste delle isole greche, servendosi di piccole imbarcazioni capaci di trasportare un numero limitato di persone (meno di 100). Dal settembre 2014, hanno iniziato invece ad essere intercettate grandi navi da carico, tra i 50 e 100 metri di lunghezza, capaci di trasportare 250-800 migranti, dirette verso le coste ioniche italiane. Uno degli ultimi casi riguarda l’intercettazione realizzata nell’ambito dell’operazione Triton, dalla Guardia costiera italiana e islandese della nave da carico Ezadeen, che dalla Sierra Leone si era diretta verso la Calabria, con 360 migranti siriani a bordo.
Come risponde l’Ue al traffico di migranti?
Triton è il programma principale con il quale l’Ue cerca di fornire assistenza agli sforzi delle autorità italiane per garantire un’efficacie sorveglianza delle frontiere marittime e per fornire assistenza alle persone di una nave in condizioni di pericolo. Triton prevede un budget mensile di 2,9 milioni di euro e copre un’area operativa che dalle acque internazionali arriva a quelle del sud-sudest italiane, circa 30 miglia. A seguito del lancio di Triton, avvenuto il 1 novembre 2014, le autorità partecipanti hanno affrontato 130 casi, di cui 109 di ricerca e soccorso, individuato 16,402 persone, 15,325 delle quali in barche in difficoltà, e arrestato 57 trafficanti. Al contempo, Frontex, l’agenzia europea per la cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri Ue, supervisiona le operazioni congiunte.
Altre misure adottate dall’Ue nell’ambito della lotta ai trafficanti di migranti, includono: il rafforzamento del team Europol (Focal Point Checkpoint), dedicato alla condivisione di intelligence e assistenza nelle indagini congiunte sulla facilitazione della migrazione irregolare. Al Focal oint Checkpoint partecipano 24 Stati membri e 7 Paesi Terzi e dispone di un centro di intelligence marittima specifico (Joint Operation teamMARE) istituito per meglio identificare e rintracciare reti di trafficanti che operano nel Mediterraneo.
Poi il lancio del progetto pilota dell’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo (Easo) per la raccolta delle informazioni durante il processo di determinazione della richiesta asilo, il rafforzamento dell’uso strategico della rete di funzionari di collegamento sull’immigrazione, istituito dal regolamento del Consiglio nel 2014.
In futuro cosa può fare l’Ue per contrastare l’immigrazione irregolare?
L’Ue perseguirà un approccio globale nella lotta all’immigrazione irregolare, imperniato su quattro punti: rafforzare la prevenzione contro il traffico di migranti cercando di intervenire nella fase precedente al viaggio, rafforzare la capacità di indagine e azione penale migliorando il sistema legislativo, intensificare la cooperazione con i Paesi terzi ed il coordinare più intensamente il lavoro di intelligence.
Richiedenti asilo politico
Uno status speciale verrà riservato ai siriani il cui Paese è falcidiato dalla guerra civile, nessuno di loro verrà rimandato in Siria. Per quanto riguarda gli altri richiedenti asilo si lavorerà sul “reinsediamento”, ovvero la loro presa in carico nei Paesi terzi per evitare loro di compiere i viaggi della speranza che spesso diventano della morte. Gli Stati insomma offriranno la possibilità di fare richiesta di Asilo anche a chi non è ancora arrivato sul proprio territorio nazionale. Al momento però gli Stati membri dell’Ue hanno offerto solo 36.300 posti di reinsediamento, una cifra piuttosto bassa se si pensa che 30mila provengono dalla sola Germania, il che significa che gli altri hanno fatto davvero poco.