I cittadini europei hanno paura, le richieste di maggiore sicurezza ai governi nazionali si moltiplicano e il rischio è che i Paesi dell’Unione europea si muovano in ordine sparso sulla risposta da dare alla minaccia del terrorismo. Non solo la Francia, ma anche Regno Unito, Germania, Spagna e Belgio hanno già annunciato di essere pronti a presentare pacchetti di misure straordinarie che contengano, tra le altre, soluzioni per rendere più difficile il rientro dei cosiddetti ‘foreign fighters’ sul territorio nazionale. Misure diverse per ciascun Paese. Una soluzione che, secondo l’Ue non può funzionare. Non ha dubbi il Presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk che, intervenendo per la prima volta davanti alla Plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, chiede ai deputati di tornare a lavorare su una strategia d’azione a livello europeo: il cosiddetto sistema Pnr (Passenger name record), proposto dalla Commissione già nel 2011 ma a cui il Parlamento Ue si è finora opposto considerandolo troppo rischioso per la protezione dei dati personali: “Se non c’è un Pnr unico ce ne saranno ventotto con tasselli mancanti”, ha sottolineato Tusk, secondo cui anche i meccanismi nazionali “interferirebbero con la privacy dei cittadini, ma non li proteggerebbero”.
In effetti sono già molti, fino a 16, i Paesi Ue che fanno già uso per fini di sicurezza dei dati personali che vengono forniti dai passeggeri alle compagnie aeree ma non all’interno di un quadro europeo. “Sappiamo che si tratta di un argomento difficile e delicato e che questo Parlamento giustamente ha cercato di difendere i valori di libertà dei cittadini ”, ha concesso ai deputati Tusk, secondo cui però “c’è un dilemma eterno tra libertà e sicurezza e bisogna cercare di trovare il giusto equilibrio altrimenti si mettono a rischio le libertà costruite a livello europeo come Schengen”. Un chiaro appello a rivedere la posizione dell’Aula sul Pnr su cui ora alcuni sembrano pronti a lavorare.
Favorevole il Partito popolare europeo che “appoggia concretamente le proposte della Commissione sul Pnr”. “Vogliamo che si facciano passi avanti, ma sempre nel rispetto di protezione dati personali”, chiarisce il capogruppo Manfred Weber. Pronti a lavorare anche i conservatori che si propongono anche di presentare una proposta rivista che possa trovare la maggioranza del Parlamento europeo: “Voglio un accordo che salvaguardi le vite e le libertà offrendo regole di protezione dei dati più forti ma anche rendendo più difficile per i combattenti fondamentalisti di tornare in Europa senza essere individuati”, si propone Timothy Kirkhope, relatore sul Pnr per l’Ecr, secondo cui “ci sono poche persone che non saranno mai convinte ma una maggioranza può essere trovata”.
Meno netta la posizione dei socialisti che per ora si limitano a ricordare, con le parole dell’onorevole Enrique Guerrero Salom, che “legiferare in momenti di grande emotività è pericoloso ed è meglio agire con tranquillità per garantire più sicurezza senza sacrificare diritti dei cittadini europei”. Un modo per prendere tempo su una proposta che ancora sembra non convincere: “Serve una chiara definizione dello scopo e dell’archiviazione dei dati”, ricordava all’indomani degli attentati il capogruppo Gianni Pittella. “Non siamo contro ad un sistema europeo di Pnr, se questo va di pari passo con la necessaria protezione dei dati”, chiarisce per i liberali, Guy Verhofstadt, secondo cui “spetta alla Commissione fare nuove proposte” fornendo prima un quadro delle tutele per la privacy dei cittadini. Nettamente contrari invece i Verdi europei secondo cui “la Commissione dovrebbe ritirare la sua proposta per un sistema europeo di conservazione dei dati dei passeggeri e dovrebbe invece avanzare proposte e un piano d’azione per una migliore cooperazione tra le forze di polizia e le autorità di sicurezza in Europa”. Richiederebbe spese significative, ammette Jan Philipp Albrecht (Greens) ma sarebbero soldi spesi meglio che per un impegnativo e inefficace sistema” Pnr.