«Il vero braccio di ferro inizia ora con la riforma del patto di stabilità» ha commentato Massimiliano Salini, eurodeputato Ncd-Ppe che è intervenuto nell’aula del Parlamento europeo a Strasburgo dopo il discorso del premier Matteo Renzi. «In sei mesi l’Italia e il governo Renzi non potevano cambiare l’Europa. Era impossibile e non era questo l’obbiettivo. Sappiamo che chi governa le politiche economiche e monetarie dell’Unione Europea è e resta la Germania. Era vero sei mesi fa, lo è anche ora. Ma qualche segnale che va nella direzione di una strategia che favorisce la crescita c’è: il via libera al piano Juncker da 300 miliardi di euro è un fatto, anche se con una leva finanziaria da uno a venti rischia di tagliare fuori molti investitori privati che avrebbero potuto cogliere un’occasione importante per inserirsi con profitto nei settori strategici dell’economia continentale».
«Ora la vera sfida – ha continuato Salini – è la riforma del patto di stabilità: il governo italiano ha sostenuto con energia la linea che punta a dedurre gli investimenti dal calcolo del deficit. E’ una misura che può liberare risorse importanti per le economie nazionali e di cui l’Italia ha un assoluto bisogno. Prima era tabù, ora questa possibilità è diventata oggetto concreto di una trattativa fra i paesi membri».
Infine le polemiche che hanno visto il premier battagliare nel corso del suo intervento con alcuni degli esponenti dei partiti italiani, a partire da Matteo Salvini della Lega Nord. Massimiliano Salini: «Gli italiani non hanno ancora capito la lezione: in Europa o si lavora uniti per difendere gli interessi e le eccellenze della propria nazione o si viene annullati. Questo è il vero motivo che finora ha indebolito la nostra rappresentanza a Strasburgo e Bruxelles e che non ha messo il paese nelle condizioni di essere promosso e tutelato in modo concreto raggiungendo gli obbiettivi che ci stanno davvero a cuore».