Il Parlamento europeo ha approvato in via definitiva la nuova direttiva che dà il potere agli Stati membri di limitare o vietare la coltivazione di organismi geneticamente modificati sul loro territorio, anche se questi sono stati approvati a livello europeo. Secondo la relatrice del testo passato con 480 voti favorevoli, 159 voti contrari e 58 astensioni, la liberale belga Frédérique Ries, “questo accordo servirà da indicatore per un dibattito che è tutt’altro che terminato tra posizioni pro e anti-Ogm”.
La necessità di questa direttiva, approvata dagli Stati durante la presidenza italiana, è nata per porre fine ai continui scontri tra gli Stati membri. Quando un prodotto Ogm viene autorizzato dall’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa) su tutto il territorio europeo, per bloccare l’autorizzazione occorrere una maggioranza qualificata in Consiglio Ue. Fino ad ora il voto sempre contrario dei Paesi favorevoli alle coltivazioni, ovvero il blocco Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania e Gran Bretagna, spesso aiutato da astensioni importanti come quella della Germania, ha impedito di raggiungere questa maggioranza. E così nazioni come l’Italia e la Francia sono state costrette a fare ricorso alla clausola di salvaguardia, una procedure d’urgenza che permette di sospendere l’immissione sul mercato dei prodotti transgenici.
Vietare gli Ogm anche per motivi di politica ambientale
Le coltivazioni potranno essere vietate adducendo anche ragioni di politica ambientale, ma queste dovranno essere diverse da quelle espresse nella valutazione dei rischi legati alla salute e all’ambiente effettuata dall’Efsa. Le ragioni ambientali erano state il principale punto di scontro perché il loro inserimento era stato visto come uno smacco per l’organismo deputato a dare pareri sui prodotti da autorizzare nell’Unione e che ha il compito di dare il via libera o meno agli Ogm, dopo le dovute analisi scientifiche sulla loro sicurezza. “Gli Stati membri potranno vietare le coltivazioni senza correre il rischio di essere citati dinanzi alla Corte di Giustizia”, ha spiegato il presidente della commissione Ambiente, Giovanni La Via, secondo cui quello raggiunto è un “compromesso che rappresenta l’unico accordo possibile, e come ogni buon compromesso lascia un po’ di amaro in bocca a tutte le parti coinvolte”.
Gli Stati membri potranno vietare le colture Ogm anche per altri motivi: obiettivi di pianificazione urbana e rurale, impatto socio-economico, per evitare la presenza involontaria di Ogm in altri prodotti e per obiettivi di politica agricola. Perché uno Stato possa adottare tali misure l’azienda che coltiva l’Ogm in questione avrà diritto a dire la sua, ma il suo parere non sarà vincolante e il Paese in mancanza di un accordo con la società potrà imporre il divieto in maniera unilaterale.
Zone cuscinetto
Gli Stati membri dovranno che autorizzeranno gli Organismi geneticamente modificati dovranno garantire che le colture contaminino altri prodotti e soprattutto dovranno assicurare zone “cuscinetto” con le nazioni confinanti per essere sicuri di non contaminare altri Paesi. Ma se la contaminazione dovesse avvenire “purtroppo non è prevista nessuna compensazione per gli agricoltori”, si è lamentato a nome il tedesco Matthias Groote (S&D).
Del tutto contrari al testo i Verdi che, attraverso il loro portavoce in materia, il belga Bart Staes, hanno detto di essere convinti che la direttiva “aprirà la strada all’ingresso degli Ogm in Europa”. Secondo gli ambientalisti bisognerebbe “riformare il processo di autorizzazione degli Ogm dell’Ue”, visto che ora “le autorizzazioni procedono nonostante valutazioni del rischio sbagliate e l’opposizione coerente di una maggioranza di Stati membri in seno al Consiglio Ue e, soprattutto, di una chiara maggioranza dei cittadini europei”. Critica anche la Sinistra Unita Gue, per Eleonora Forenza si tratta dell’ennesima “occasione mancata per il Parlamento europeo di sostenere posizione autonome dalle lobby”.
Al momento il solo Ogm autorizzato nell’Ue è il mais Monsanto 810, coltivato soltanto da tre Stati (Spagna, Portogallo e Repubblica Ceca). Altri tre mais geneticamente modificati hanno già ricevuto parere favorevole dall’Efsa.