Sebbene il terrorismo rimanga prevalentemente una questione di competenza nazionale, l’Unione Europea sostiene l’azione degli Stati membri mediante la creazione di un quadro giuridico per la cooperazione che garantisca in ultima istanza la sicurezza dei cittadini europei.
Che cosa sta facendo l’Ue per prevenire la radicalizzazione e l’estremismo violento?
Nel 2011 la Commissione europea ha istituito la Rete europea di consapevolezza al problema della radicalizzazione (Ran), caratterizzata da un network di esperti in grado di identificare le persone che, per esempio all’interno dei campus universitari e delle prigioni, si stanno avvicinando all’estremismo e alla violenza. Inoltre, la Ran può aiutare gli stati membri nella creazione di programmi di de-radicalizzazione, di promozione del dialogo e la cooperazione con la società civile. Infine, la Commissione Ue ha proposto di creare un hub europeo della conoscenza sull’estremismo e la radicalizzazione per espandere il raggio d’azione della Ran.
Che cosa sta facendo l’Ue per impedire il finanziamento del terrorismo?
Al fine di spezzare i network che facilitano il finanziamento delle attività terroristiche, la Commissione europea sostiene la realizzazione di importanti strumenti come la Rete Ue di unità di informazione finanziaria e l’iniziativa antiriciclaggio.
Inoltre, a partire da Agosto 2010 è in vigore il Sistema di controllo delle transazioni finanziarie terroristiche (TFTP), frutto dell’accordo stipulato dall’Ue con gli Stati Uniti. Grazie a ricerche mirate, eseguite sui dati finanziari forniti dal provider designato, il TFTP consente l’identificazione e la tracciabilità dei terroristi e delle loro reti di sostegno. Ogni ricerca, monitorata da supervisori indipendenti e da due persone designate dalla Commissione Ue, deve essere rigorosamente basata su informazioni o prove dell’esistenza di un legame tra l’individuo sospettato ed il terrorismo o il suo finanziamento. Dal 2010 il Tftp ha generato nell’Ue più di 7,300 piste d’indagine, con un numero crescente di richieste relative al controllo del fenomeno dei combattenti che viaggiano da e verso la Siria e l’Iraq. Il Tftp è attualmente impiegato come strumento di supporto nelle indagini delle autorità francesi in merito agli attacchi terroristici alla testata del quotidiano satirico parigino Charlie Hebdo.
L’Ue come ha intenzione di intensificare la lotta contro il terrorismo?
Nei prossimi mesi la Commissione Ue adotterà il Programma europeo per la sicurezza 2015-2020 che reindirizzerà la politica di sicurezza dell’Ue per contrastare le sfide poste dalle attuali minacce criminali e terroristiche. Diversi sono gli elementi già presi in esame, come il rafforzamento del sistema d’informazione Schengen, uno degli strumenti più efficienti per seguire le rotte di viaggio dei combattenti stranieri; il consolidamento della cooperazione tra Europol e le altre agenzie ed organismi di valutazione delle minacce, in particolare con il Centro di analisi intelligence dell’Unione europea (IntCen); ed il rafforzamento dello scambio di informazioni a livello comunitario in materia di armi da fuoco illegali.
Cosa sta facendo l’Ue per garantire la disponibilità dei fondi necessari per prevenire azioni di terrorismo?
L’Ue ha istituito per il periodo 2014-2020, il Fondo di sicurezza interna, allo scopo di garantire la cooperazione tra le forze di polizia europee, la gestione dei rischi e delle crisi ed il controllo delle frontiere esterne dell’Ue. Questo strumento di sostegno finanziario ha un budget complessivo di circa 3,8 miliardi di euro.
Come può l’Ue sostenere stati membri colpiti da gravi crisi generate da atti di terrorismo?
Sebbene la gestione delle crisi e la lotta al terrorismo rimangano principalmente di competenza nazionale e non europea, la clausola di solidarietà, introdotta dal Trattato di Lisbona, prevede la possibilità per l’Unione Europea ed i suoi stati membri di prestare assistenza ad un altro stato membro vittima di un attacco terroristico. Di conseguenza, in caso di crisi terroristica, la Commissione Ue può attivare i meccanismi di risposta servendosi ad esempio dello Strategic Analysis and Response centre (Star), che coopera a stretto contatto con l’Emergency Response Coordination Centre (Ercc), il Servizio europeo per l’azione esterna (Seae), ed altre agenzie Ue, in particolare Europol e Frontex, quest’ultima incaricata di gestire la cooperazione internazionale alle frontiere esterne degli stati membri dell’Ue.
Cosa sta facendo l’Ue per la sicurezza chimica, biologica, radiologica, nucleare e gli esplosivi?
La Commissione Ue completerà il piano d’azione per la sicurezza chimica, biologica, radiologica e nucleare (CBRN), che prevede un approccio multirischio incentrato sulla prevenzione, rilevamento e contrasto di tali minacce, entro la fine del 2015.