L’Europa si prepara a rispondere alla sfida del terrorismo con democratica fermezza. Non si stravolgeranno le norme di sicurezza (e di libertà) esistenti, ma si cercherà di applicarle “nel modo più efficace possibile”, spiega in serata a Bruxelles una fonte che ha partecipato al vertice dei ministri dell’Interno che si è tenuto ieri mattina a Parigi prima della grande marcia contro il terrore.
Il ministro degli interni francese Bernard Cazeneuve ha detto al termine della riunione che è necessario “valutare possibili modifiche al sistema Schengen per lottare contro il terrorismo”. Sulla stessa linea il collega spagnolo Jorge Fernandez Diaz in un’intervista al quotidiano El Pais spiegando che “siamo a favore che si facciano controlli alle frontiere ed è possibile che, di conseguenza, si debbano modificare gli effetti del trattato di Schengen”. Frasi forti, ma che non rispecchiano la linea che è uscita dal vertice, durante la quale si è deciso che le democrazie europee non si faranno imbrigliare dal terrore e manterranno le conquiste di libertà acquisite. Anche perché la limitazione delle libertà, tra l’altro, non è mai garanzia di sicurezza. Si cercherà di sviluppare “controlli selettivi” più incisivi, il che richiederà probabilmente un maggior numero di persone dedicate a questo lavoro. “Il primo punto è la condivisione delle informazioni: occorre condividerle prima degli eventi. Occorre costituire un gruppo, un comitato che si riunisca stabilendo insieme la periodicità per scambiarsi opinioni e informazioni e per rappresentarsi il rischio reale che ognuno avverte nel proprio Paese”, ha spiegato il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, dopo il vertice. Il governo italiano non mette in discussione il trattato di Schengen: “Schengen è la nostra libertà di circolazione, se per alcune decine di terroristi rinunciamo alla libertà di circolazione e di espressione, gli facciamo un regalo enorme”, ha detto il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a Skytg24, esprimendo la posizione della gran parte dei suoi collegi europei e dei rappresentanti istituzionali qui a Bruxelles.
Non si va dunque verso una sospensione di Schengen, ma verso un controllo più accurato dei movimenti di persone che richiamano l’attenzione delle forze di sicurezza. Uno dei punti è il tracciamento dei viaggiatori aerei, visto che tutti i terroristi che hanno realizzato attentati in Europa negli ultimi anni sono passati per zone calde, come la Siria. Lo strumento ci sarebbe, ma ancora non si è trovato l’accordo tra Consiglio europeo e Parlamento per come utilizzarlo. É il Passenger name record (Pnr), che permette di conoscere tutti gli spostamenti in aereo di ogni viaggiatore. Visto che i terroristi europei addestrati all’estero non fanno ovviamente voli diretti da dove vengono preparati a dove colpiranno, ma girano, anche per settimane, tentando di far perdere le loro tracce, è importante sapere dove le persone sospette sono state. Ora non è possibile, il Parlamento europeo bocciò nel 2013 la proposta del Consiglio di conservare per cinque anni i files dei viaggi e non se ne fece nulla. “Ora stiamo trattando – spiega una fonte vicina al dossier – ed offriremo al Parlamento una soluzione di tre anni”. Secondo Alfano, che sino a pochi giorni fa era presidente del Consiglio affari interni su questo “occorre trovare una soluzione urgente con il Parlamento. Il punto di equilibrio tra privacy e sicurezza deve variare a seconda dei momenti storici che si attraversano. In questo momento storico occorre un nuovo punto di equilibrio”. Londra va oltre, e vorrebbe che il PNR fosse usato anche per i voli all’interno dell’area Schengen (dalla quale la Gran Bretagna non fa parte), mentre la proposta alla quale si sta lavorando al Consiglio europeo e in Commissione riguarda solo i volo di provenienza esterna all’Unione.
Il Commissario europeo agli Affari interni Dimitris Avramopoulos durante il vertice di Parigi ha annunciato che su questi temi ci sta lavorando “per presentare una proposta a breve”, e della questione se ne parlerà probabilmente il prossimo venerdì in un un vertice straordinario a Bruxelles dei ministri degli Interni, “ci sta lavorando la presidenza di turno lettone”, si spiega nella capitale belga.