Aiutare le popolazioni dei paesi in via di sviluppo è importante. Ne sarebbero convinti l’80% degli italiano secondo l’ultimo sondaggio comunitario Eurobarometro. “Mi sento molto incoraggiato nel vedere che, nonostante l’incertezza economica in cui versa l’Ue, i cittadini continuino a mostrare un grande sostegno a favore di un forte ruolo europeo in materia di sviluppo”, ha dichiarato Neven Mimica, commissario europeo per la cooperazione internazionale e lo sviluppo. Il risultato del sondaggio Eurobarometro pubblicato in occasione dell’Anno europeo dello sviluppo, mostra una percentuale italiana più bassa rispetto a quella europea che è dell’85%. Un divario questo che aumenta ulteriormente nella domanda relativa all’opportunità di aumentare il livello di aiuti ai paesi in via di sviluppo. Qui la percentuale favorevole in Italia (55%) è ben al di sotto della media Ue del 67%.
Non solo. Rispetto al 2013 sono diminuiti gli intervistati inclini a pensare che affrontare la povertà nei paesi in via di sviluppo dovrebbe essere tra le principali priorità dell’Ue (56% rispetto al 60%) o del governo (36% rispetto al 45%). Si tratta del secondo calo di consenso più significativo rilevato da Eurobarometro, dopo quello osservato in Finlandia, Lituania e Lettonia, tutte con un calo di 10 punti percentuali. Inoltre, solo il 41% degli italiani (-8% rispetto al 2013) concorda sul fatto che i singoli individui possono avere un ruolo importante nell’affrontare la povertà nei paesi in via di sviluppo e per quetso è bassa la percentuale di quelli che si dicono disposti a spendere più soldi per acquistare prodotti provenienti da queste zone del mondo, ad esempio attraverso il commercio equo e soldale. Solo il 26% degli intervistati si è mostrato favorevole, 7% in meno rispetto al 2013. Sono invece aumentati del 12% le persone che non sono pronti a spendere di più. Gli italiani che stanno fornendo un aiuto personale alle popolazioni dei paesi in via di sviluppo sono solo il 24%. Si tratta del 10% in meno rispetto alla media Ue.
Lavoro (48%) e crescita economica (34%) sono considerati, dagli italiani intervistati, le due sfide più pressanti che dovranno affrontare i paese in via di sviluppo, mentre a livello europeo questi due temi si sono classificati rispettivamente al quinto e all’ottavo posto. Infine, se all’interno dell’Unione Europea gli intervistati più giovani (di età compresa tra i 15-24 anni) sono più positivi, in merito alle questioni legate allo sviluppo, rispetto agli intervistati di età pari o superiore a 25 anni, nel nostro Paese questa differenza è meno evidente. Per esempio, nella penisola sono gli intervistati di età maggiore i più inclini a ritenere che la povertà nei paesi in via di sviluppo dovrebbe essere tra le principali priorità dell’Ue (62% rispetto al 52%), o del governo italiano (45% rispetto al 38%).