Se la pace è la principale conquista dell’Europa unita, allora si può dire che “l’Europa nasce in trincea”. L’espressione usata da Paolo Rumiz nella prefazione al libro di Thierry Vissol, ‘Toby, dalla pace alla guerra’, può sembrare paradossale, ma dà conto di quanto gli orrori di due guerre mondiali abbiano contribuito a unire i popoli europei, animati dalla volontà di non rivivere mai più simili tragedie. Una volontà che emerge in modo chiaro dai ricordi che Toby, soldato francese che ha combattuto la Prima guerra mondiale, ha trasmesso all’autore del libro, suo nipote.
Vissol ricorda la riluttanza del nonno a parlare della guerra. Quando gli chiedeva a cosa fosse servita la baionetta, che era appesa a una parete di casa, Tobi dava risposte evasive, chiudendo sempre con la solita frase: “La guerra non è una bella cosa”. E anche nelle sue lettere dal fronte, inviate al padre, ai parenti e agli amici, Toby non scriveva mai dei combattimenti, preferendo dare risalto ai momenti di distensione e di cameratismo con il nemico.
Quelle stesse lettere, insieme con quelle del periodo immediatamente precedente allo scoppio del conflitto, quando Toby lavorava a Norimberga, in Germania, sono state trovate quasi casualmente dall’autore, il quale ne ha fatto l’elemento intorno al quale il libro è imperniato. Partendo da quel ricco carteggio, e affiancando un lavoro di ricerca da storico (Vissol fa anche questo, oltre a essere un economista e a lavorare come consigliere per la comunicazione presso la Rappresentanza della Commissione Ue in Italia), l’autore descrive la situazione dell’Europa agli albori del primo conflitto mondiale. Il quadro politico, economico e sociale del Vecchio continente è accuratamente rappresentato da Vissol, ma solo grazie ai riferimenti al carteggio di Toby il lettore viene concretamente calato in una realtà che altrimenti rimarrebbe forse più astratta.
Un’ampia parte del libro è dedicata all’informazione di guerra. Da queste pagine emerge come la propaganda e la menzogna creino il paradosso per il quale i civili, lontani dal fronte, faticano a credere ai racconti dei combattenti, perché convinti di avere dai media e dalle fonti ufficiali un quadro più fedele. Emerge, dunque, l’abissale differenza di percezione tra chi combatte e chi invece è lontano dai campi di battaglia.
La seconda parte del libro è composta dal carteggio integrale di Toby. Leggendo quelle lettere si ha l’impressione che più che francese, Toby, fosse un soldato europeo. Avrebbe potuto avere qualsiasi altra nazionalità e la divisa di qualunque altro colore, ma i sentimenti, i drammi, i disagi della vita in trincea sarebbero stati gli stessi.
Il libro di Vissol ha il merito di essere, contemporaneamente, un libro di storia – anche grazie ai numerosi documenti dell’epoca, come foto, manifesti e prime pagine di quotidiani – e un romanzo. O forse non è né l’uno né l’altro, ma certamente è un ottimo modo per capire cosa sia la guerra e dove sia nata l’idea di una Europa unita.