La copertina dell’ultimo numero della rivista satirica francese Charlie Hebdo era dedicata al nuovo libro dello scrittore francese Michel Houllebecq, in uscita nelle librerie questa settimana: una distopia satirica ambientata in un non lontano futuro dal titolo Sottomissione, ovvero “Islam” in arabo.
Siamo nel 2020 e in Francia si stanno per svolgere le elezioni presidenziali. Il partito della fratellanza musulmana condotto dal leader Mohamed Ben Abbes, un islamico moderato, per la prima volta se la batte alla pari con i grandi partiti tradizionali della Repubblica, screditati da anni di scandali e mismanagement politico. Nei giornali, i pessimisti temono una guerra civile tra musulmani – molti dei quali poveri provenienti dalle ex colonie francesi del Nord Africa – e non.
Al primo turno, il Fronte Nazionale di Marine Le Pen guadagna il primo posto, mentre Abbes arriva secondo. Per evitare la vittoria della Le Pen, i socialisti e il centrodestra decidono di allearsi con il partito della “Fratellanza musulmana”. D’altra parte, Ben Abbes non fa richieste esorbitanti: soltanto il ministero dell’Istruzione. L’alleanza vince le elezioni, ma ben presto Ben Abbes si dimostra particolarmente ambizioso: vuole diventare, e lo diventerà, presidente eletto degli Stati Uniti d’Europa, un Europa allargata ai paesi del Mediterraneo. Solo lui, in apparenza, ancor più del Papa, sembra capace di arrestare il declino spirituale degli europei.
Il narratore, un uomo che vive solo, mangia cibi precotti, beve alcol in abbondanza e frequenta con assiduità splendide escort a pagamento decide così, solo per opportunità, di convertirsi all’Islam. Può così sposare tre donne, due giovani e sexy e una stagionata ma brava nel cucinare e nel pulire la casa. Questa in sostanza la trama del libro. Ma non ha senso, secondo noi, mettersi a pontificare sulla probabile islamizzazione dell’Europa, e ancor meno farlo partendo da un genere letterario un po’ trito (che però sta vivendo una nuova primavera al di là dell’Atlantico), quello della distopia. Non ha nessun senso sostenere, come stanno facendo autorevoli intellettuali francesi, che l’Europa è spacciata, come sembra indicare il narratore del libro, nonostante l’atto di inaudita barbarie avvenuto mercoledì presso gli uffici della rivista francese e che non ha sorpreso chi segue da tempo, con un certo allarme, le tensioni crescenti tra i cinque milioni di francesi di origine musulmana e la popolazione autoctona francese, tensioni dovute anche al recente passato coloniale della Francia in Nord Africa.
Per quanto riguarda la tragedia del Charlie Hebdo, alle cui vittime così come alla Francia intera va tutta la nostra solidarietà, bisogna dire che l’interpretazione della libertà di parola sposata dagli editori del magazine non è stata nel passato convincente, e ci chiediamo se un tale atteggiamento sia d’aiuto o d’intralcio nel dialogo tra le religioni, soprattutto in un paese come la Francia dove milioni di musulmani vivono in disumane periferie in condizioni spesso di povertà e di disagio (anche se tra gli obiettivi satirici della rivista c’erano anche la Chiesa cattolica e gli ebrei, e di recente era riuscita ad offendere ambedue le parti del conflitto israelo-palestinese). Questo ovviamente non mette assolutamente in discussione la tragica e inaccettabile follia di quello che è successo.
Non è chiaro se, politicamente, l’attentato favorirà il partito dell’estrema destra di Marine Le Pen. È vero che l’anti-islamismo estremo della Le Pen è stato un magnete nell’attrarre milioni di elettori alle ultime elezioni europee. Poiché noi non crediamo al declino della civiltà europea, ci auguriamo che questa brutale aggressione possa spingere i politici francesi, soprattutto quelli di sinistra, ad essere più convincenti e determinati nell’allontanare con buone argomentazioni dalle orecchie dei distratti elettori francesi la voce flautata della bella sirena d’estrema destra.