La deflazione minaccia tutta l’ Eurozona. Secondo le stime preliminari dell’Eurostat sui prezzi al consumo nel mese di dicembre 2014, l’indice toccherà livelli negativi: -0.2%. Si tratta di un risultato che i Paesi dell’Ue con la moneta unica non conoscevano dal 2009, e che va imputato al crollo dei prezzi dell’energia, scesi a dicembre a -6,3%. Ma il dato non preoccupa la Commissione europea. “C’è differenza tra numeri temporaneamente negativi e deflazione palese”, commenta Annika Breidthardt, portavoce del commissario per la Crescita e l’occupazione. Secondo l’esecutivo comunitario ci troviamo di fronte a una situazione “determinata dal calo marcato di una voce in particolare, e non in una fase in cui tutti gli indici sono negativi”. Molti capitoli di spesa inseriti nel paniere Eurostat mostrano segni di bassa inflazione: la voce “servizi” a dicembre 2014 registra un tasso di inflazione dell’1,2%, la voce “cibo trasformato, tabacco e alcolici” 0,6%. Solo due voci sono in negativo nelle stime preliminari dell’istituto europeo di statistica: “cibo non trasformato” (-1%) e per l’appunto “energia” (-6,3%). “Non siamo in deflazione”, assicura Breidthardt, secondo cui “possiamo parlare di deflazione quando una situazione come quella attuale si protrae per più mesi”. A Bruxelles le previsioni sono insomma ottimistiche. “Prevediamo un aumento dell’inflazione nel momento in cui la ripresa economica si farà più sensibile”. Il 5 febbraio ci saranno le previsioni economiche d’inverno: appuntamento per quella data. “I dati Eurostat di oggi hanno confermato i nostri timori di una deflazione nell’area euro e sarebbe un errore sopravvalutare l’impatto che la diminuzione dei prezzi del petrolio ha avuto. La notizia è poi ancora più allarmante perché arriva insieme all’aumento del numero dei disoccupati dell’eurozona”. Lo ha dichiarato la capodelegazione degli eurodeputati Pd, Patrizia Toia. “Anche se le cifre sul calo dei prezzi sono basate su stime preliminari – ha aggiunto – l’Ue non si può permettere di aspettare di entrare nella spirale della deflazione per agire: la Banca centrale europea deve intervenire subito con un quantitative easing e la Commissione Europea deve permettere agli Stati di fare investimenti senza violare le regole del Patto di Stabilità” “Se è vero che la politica monetaria ha ancora un margine (da qui l’urgenza della mossa della BCE), pensiamo però che è soprattutto tramite gli investimenti, pubblici e privati, che l’Europa può cambiare questi dati. – ha concluso Toia – Per questo qualsiasi ritardo nell’implementazione del piano degli investimenti o una formulazione che riprenda quei toni di austerità, che tanto danno hanno fatto all’Europa ed ai suoi cittadini, non sono giustificabili.”
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