La possibilità che l’Unione europea sia pronta a considerare un alleggerimento delle sanzioni imposte alla Russia per la crisi ucraina appare sempre più concreta. Che il clima è davvero cambiato lo dimostrano i toni delle importanti aperture arrivate in queste ore da Francia e Germania: “Penso che le sanzioni ora debbano fermarsi. Se ci sono dei progressi devono essere revocate”, ha chiarito il presidente francese, François Hollande nel corso di un’intervista ad una radio francese. Certo, se invece i progressi non ci sono “le sanzioni rimarranno”, ha anche sottolineato Hollande, secondo cui però è nella direzione opposta che si sta andando. A dimostrarlo, dice, gli scambi di prigionieri avvenuti in questi giorni tra ucraini e ribelli filo-russi, ma anche l’atteggiamento del presidente russo: “Putin non vuole annettere l’est dell’Ucraina, me l’ha detto”, ha assicurato il presidente francese. “Potrei non crederci, ho visto quello che ha fatto in Crimea ma non è la stessa cosa. Quello che vuole fare è restare influente. Quello che Putin vuole è che l’Ucraina non entri nel campo di influenza della Nato”, ha sottolineato Hollande.
Toni simili anche da parte della Germania che nei giorni scorsi, per bocca del vicecancelliere e ministro dell’Economia tedesco, Sigmar Gabriel, ha escluso la possibilità di un ulteriore inasprimento delle sanzioni, possibilità a cui invece sembrano pensare gli Stati Uniti. Un altro giro di vite potrebbe destabilizzare ulteriormente la situazione russa e far precipitare il Paese nel caos, ha sottolineato Gabriel, ricordando che lo scopo delle misure era “aiutare a risolvere il conflitto in Ucraina”, non “spingere la Russia politicamente ed economicamente nel caos”, cosa che “provocherebbe una situazione più periocolosa per tutti in Europa”. La Germania sembra insomma non avere dubbi sulla posizione da tenere nel corso della riunione che, a gennaio, vedrà i ministri degli esteri Ue confrontarsi sulle sanzioni nei confronti di Mosca, con il primo pacchetto in scadenza in primavera.
Chiaro che in cambio di questo ammorbidimento della sua posizione, l’Ue vorrà concreti passi avanti. Per individuare quali saranno quelli necessari a trasformale la provvisoria tregua nell’est in una pace duratura, sarà fondamentale l’incontro in programma per il prossimo 15 gennaio ad Astana, in Kazakistan. Qui si incontrerà il cosiddetto formato “normanno” della diplomazia, quello del primo scambio di vedute tra Putin e Poroshenko a giugno 2014, alle celebrazioni del 70esimo anniversario dello sbarco alleato, quando a mediare tra i due ci furono Hollande e la cancelliera tedesca, Angela Merkel. “Vado ad Astana il 15 gennaio ad una condizione; che ci possano essere nuovi progressi”, ha chiarito Hollande: “Se si tratta solo di riunirsi per parlare senza che ci siano passi avanti, non ne vale la pena, ma – ha anticipato – credo che ce ne saranno”.