Le riforme non sono tutto. Se l’Europa vuole uscire una volta per tutte dalla perseverante situazione di crisi economica, non deve limitarsi a continuare sulla strada delle riforme strutturali ma cercare di promuovere attivamente un clima di fiducia. “La crescita economica richiede la presenza di un clima di fiducia, che viene prima di ogni altra cosa, poiché nessuno è disposto ad investire se il futuro è incerto”. Lo afferma il vicepresidente della Commissione Ue Jirky Katainen in occasione della prima conferenza 2015 del partito Alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa (Alde). Secondo il vicepresidente Ue, è compito degli stati membri europei “assicurarsi che il nostro continente respiri un clima di fiducia”. Solo dopo aver realizzato questa condizione, si potrà procedere a stimolare crescita e l’occupazione europea grazie a “riforme strutturali e azione dell’Unione Europea”. Questo vale anche per la Grecia, paese che ha “bisogno di un messaggio di stabilità”, così come di “un programma di riforme per la crescita”.
Oltre a riaffermare l’esigenza di continue riforme strutturali e stabilità finanziaria degli stati membri, il ministro delle finanze polacco, Mateusz Szczurek, e il leader del partito Alde, Guy Verhofstadt, nel corso del loro intervento alla conferenza di Bruxelles, hanno espresso la necessità di promuovere gli investimenti privati necessari a sostenere il piano per la ripresa presentato da Jean-Claude Juncker. In particolare, secondo Verhofstadt il piano europeo di investimenti può funzionare solo nella misura in cui esso è sufficientemente interessante per gli investitori privati. “Ogni stato membro non dovrebbe limitarsi a mostrare il proprio impegno inserendo il fondo di garanzia del Piano investimenti, ma sarebbe opportuno che ognuno di essi esentasse dalla tassazione i ricavi generati dai bond”. Szczurek ha invece sottolineato come la mancanza dei finanziamenti necessari potrebbe essere superata grazie al contributo di capitali nazionali. “L’apporto di capitali da parte degli stati membri non dovrebbe aumentare il deficit di bilancio”. Inoltre, entrambi i politici ritengono che proprio in questo 2015, l’Ue dovrebbe compiere i passi decisivi necessari al completamento del mercato unico digitale, dei trasporti e dell’energia. In ogni caso, è necessario intervenire perché “siamo arrivati alla fine della strada”, ha dichiarato Lucrezia Reichlin, docente presso la London School of Economics (Lse). Mentre gli Stati Uniti dal 2009 sono sulla via della ripresa, “nel 2014 l’Europa ha iniziato con una seconda frenata dal punto di vista economico”.
In merito alla possibile Grexit, ovvero l’uscita dall’euro della Grecia, i presenti hanno concordato nel ritenere che questa ipotesi non sia altro che una speculazione. Per Katainen “ci sono molte voci e non ne abbiamo bisogno”. Non solo. La permanenza greca nell’Eurozona sarebbe “irrevocabile”. Secondo Verhofstadt “non dobbiamo permettere a noi stessi di creare una profezia che si auto avvera”. Anziché parlare di possibile Grexit, il leader Alde ritiene che “dovremmo concentrarci sulla soluzione del problema degli investimenti che stanno affrontando la Grecia e altri paesi.”