Rilancio della competitività europea per crescita e creazione di posti di lavoro, pieno sfruttamento del potenziale digitale dell’economia europea, e rafforzamento del ruolo dell’Ue a livello internazionale. Sono queste le tre priorità della nuova presidenza di turno del Consiglio Ue che arriverà dal primo gennaio, con la conclusione del semestre italiano. Compiti non facili, per un paese – la Lettonia – alla prima assoluta in questo ruolo. Il nuovo semestre di presidenza sarà però un banco di prova per tutta l’Unione: dare una dimensione “internazionale” all’Ue non è cosa da poco, perché la politica estera da sempre si fa nelle singole capitali e non nella capitale europea. Ma non sarà certamente meno semplice far ripartire l’Ue: crescita e occupazione sono termini ormai inflazionati nel dibattito europeo, e fare poco o niente in questi sei mesi rischierebbe di assestare il colpo di grazia alla fiducia nell’Europa, sempre più sotto il fuoco incrociato degli scettici. La Commissione già da gennaio lavorerà al piano per gli investimenti, e la presidenza lettone avrà l’onere di chiudere tutto l’iter legislativo entro giugno, così da permettere al piano Juncker di essere operativo da luglio.
Saranno soprattutto i temi non previsti a fare e disfare le agende di lavoro del semestre lettone di presidenza: le nuove norme di politica fiscale, impensabili fino all’esplosione del caso LuxLeaks, la nuova crisi greca, con le incertezze legate ai nuovi nodi politici ellenici, e la questione ucraina, dagli sviluppi sempre incerti, sono solo alcune delle questioni che aspettano la Lettonia. Ma sarà soprattutto il voto inglese del 7 maggio – con gli euroscettici dell’Ukip dati in forte crescita – la grande incognita che potrebbe pesare sul semestre lettone.
La repubblica baltica ha comunque già un’agenda per quanto riguarda le tre priorità individuate per il semestre di presidenza. Sul fronte della competitività i lettoni contano di chiudere la proposte per la Piattaforma europea contro il lavoro nero (in Parlamento la commissione competente dovrebbe approvarla entro fine febbraio), e la proposta di regolamento per Eures, la rete europea dei servizi di impiego. Mercato interno dei trasporti, regolamento dei fondi europei per gli investimenti di lungo periodo e mercato dei pagamenti elettronici sono altri tre dossier su cui la Lettonia intende lasciare il segno. L’agenda digitale lettone sarà quella della Commissione. L’esecutivo comunitario dovrebbe presentare prima di giugno una proposta per un nuovo pacchetto telecomunicazioni che includa acquisti digitali e sicurezza cibernetica. Alla Lettonia il compito di emendarlo. Infine, sul fronte della dimensione esterna dell’Ue, i dossier sul tavolo sono molteplici: partenariato orientale (si intende sviluppare roadmap per più strette relazione con Georgia, Moldavia e Ucraina), accordo di libero scambio con gli Stati Uniti (Ttip) e punto della situazione su difesa e sicurezza comune (entro giugno si dovranno valutare progressi per quanto riguarda strategia di sicurezza marittima, sviluppo di standard industriali comuni, politica europea di cyber-defence.
Accanto a tutto questo un discorso a parte avrà la questione energetica. La Lettonia userà il negoziato per l’accordo di libero scambio tra Ue e Usa TTIP per cercare di negoziare una partnership energetica con gli Stati Uniti. Ed è sotto presidenza lettone che inizieranno i negoziati inter-istituzionali sulla proposta di direttiva ILUC per la produzione di carburanti ed energia da fonti rinnovabili (con attenzione ai bio-carburanti).