La Camera dei deputati ha approvato ieri sera, in via definitiva, la Legge di stabilità 2015. Per l’ok di Montecitorio il governo non ha avuto necessità di chiedere il voto di fiducia, come era invece successo nei primi due passaggi. Il testo approvato al Senato nella seduta notturna tra il 19 e il 20 dicembre – con voto di fiducia espresso alle 4 del mattino – è stato accolto senza modifiche dai deputati, nonostante i tentativi delle opposizioni per emendare la legge.
Si tratta di una manovra da circa 35 miliardi di euro, 5 dei quali sono misure realizzate a deficit. Punto sul quale pende il giudizio della Commissione europea, che con il titolare degli Affari economici Pierre Moscovici aveva già chiesto di avere maggiori informazioni da Roma entro metà gennaio, e a marzo potrebbe pretendere dall’Italia ulteriori misure di contenimento del debito pubblico.
L’esecutivo italiano ritiene però che questa manovra “espansiva” porterà i suoi frutti nel 2015. Il ministro dell’economia Pier Carlo Padoan è convinto che con questa Legge di Stabilità “ci saranno meno tasse, più reddito e più consumi. Quindi ci sarà più lavoro”. Dunque dovrebbe ripartire la crescita, stimata in +0,6% per l’anno che verrà, e ciò si rifletterebbe in un miglioramento del rapporto deficit/Pil. E se anche le previsioni dovessero essere errate, e dunque si rendessero necessarie correzioni, nella legge sono presenti le clausole di salvaguardia, che farebbero scattare un aumento dell’Iva e delle accise sui carburanti, per un valore di circa 8 miliardi di euro.
La manovra prevede sconti Irap per le imprese. Per i lavoratori diventa permanente il bonus da 80 euro mensili per i redditi inferiori ai 26 mila euro annui. Vengono congelate per un anno le aliquote Imu e Tasi, così come il canone televisivo. Si dà ai dipendenti la possibilità di richiedere il Tfr in busta paga, ma in questo caso verrà tassato in misura superiore. In ottemperanza a una sentenza della Corte di giustizia europea, vengono restituiti 535 milioni di euro a Poste italiane Spa (erano stati considerati aiuti di Stato dalla Commissione, nel 2008, ma la Corte ha stabilito il contrario e quindi Poste, che li aveva restituiti, può riaverli indietro). Viene ridotta dal 22% al 4% l’Iva sugli e-book (ma non sui quotidiani in formato digitale), e il governo è consapevole di rischiare una procedura di infrazione da Bruxelles. I budget delle Regioni subiscono un taglio di 4 miliardi all’anno, ma si apre uno “spazio di patto” – come lo ha definito il premier Matteo Renzi – di un miliardo per l’allentamento del Patto di stabilità interno. Queste solo alcune delle misure previste nei 735 commi della legge.
Se per l’esecutivo la manovra segna una discontinuità rispetto agli ultimi anni improntati al rigore, e punta tutto sulla crescita, non sono mancate tuttavia le critiche. Scontate quelle delle opposizioni. Per il leader leghista Matteo Salvini, “la Legge di stabilità è un furto”. Il capogruppo di Sel alla Camera, Arturo Scotto, la considera “una manovra non espansiva, che scarica sugli enti locali i costi della crisi, non aiuta la crescita e non mette in campo investimenti pubblici per rilanciare l’economia”. Il Movimento 5 stelle ha scelto una forma di protesta fisica contro l’approvazione della manovra: a più riprese, diversi deputati pentastellati hanno occupato i banchi riservati al governo, guadagnandosi di volta in volta l’espulsione dall’Aula da parte del presidente (14 espulsi nel corso della giornata). La portavoce dei deputati di Forza Italia, Mara Carfagna, si è scagliata contro la “vergognosa disinvoltura con cui Renzi, nella Legge di Stabilità, aumenta la contribuzione per le partite Iva nella gestione separata dell’Inps”
Sempre sulle partite Iva, le critiche sono arrivate anche dall’interno del Pd. Secondo il presidente della commissione Lavoro della Camera, Cesare Damiano, “il governo ignora forse che molti giovani hanno scelto di essere lavoratori autonomi, o sono stati costretti a farlo. Non si spiega altrimenti il giro di vite imposto al settore”, con l’abbassamento a 20mila euro annui della soglia di reddito massimo per accedere all’imposta sostitutiva agevolata.
Ad accogliere negativamente la manovra sono stati anche i sindacati. Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, vede “pochi segnali di cambiamento positivo”, e ritiene che anche dopo le ultime modifiche al Senato, la Legge di stabilità “continua a non avere un segno espansivo e, soprattutto, a non avere un segno di governo ai problemi della crisi”. Il leader della Uil Carmelo Barbagallo lamenta il fato che la manovra non contenga “risorse per i pensionati e per il contratto del pubblico impiego”. Stesso punto dolente indicato dal segretario della Cisl Anna Maria Furlan, la quale però apprezza “i 18 miliardi a favore del lavoro”.