Espulso da un Paese dell’Ue in quanto immigrato e disoccupato: una sorte molto comune tra gli extracomunitari, ma che i cittadini europei credono ormai sia soltanto un brutto ricordo di tempi lontani. E invece non è così. Anche tra i cittadini comunitari le espulsioni sono ancora una realtà, soprattutto in Belgio. E una di queste espulsioni ora è diventata oggetto di una interrogazione parlamentare alla Commissione europea, a firma di Philippe Lamberts co-presidente del gruppo dei Verdi al Parlamento europeo.
L’interrogazione prende spunto dal caso di un lavoratore italiano che, dopo 24 anni di carriera, è stato allontanato dal territorio del Belgio perché, dopo aver lavorato più di 23 anni in Italia si era trasferito all’estero dove però dopo nove mesi di lavoro, a causa del fallimento dell’impresa presso cui lavorava, è rimasto disoccupato. Grazie ai contributi assicurativi versati durante 24 anni di lavoro aveva potuto ottenere in Belgio lo ‘chômage’, ovvero il sussidio di disoccupazione. Ma dopo soli 5 mesi è stato allontanato dal Paese a causa del “suo lungo periodo di inattività”, come recita l’ordine di espulsione.
“A causa del fallimento della ditta belga per cui lavorava”, dichiara Monica Frassoni, co-presidente del Partito Verde Europeo, “un cittadino europeo viene così privato di colpo di entrambi i diritti, permesso di soggiorno e sussidio di disoccupazione, che gli erano invece dovuti. Questo caso paradossale è solo uno fra tanti. Dal 2010 al 2013, il Belgio ha espulso infatti oltre 7000 cittadini europei, tra cui anche lavoratori in attività. In pochi anni il numero di europei espulsi è esploso. Si è passati da 343 persone nel 2010 a 2712 nel 2013: un aumento del 700% in soli 4 anni.”
Come denunciato pochi giorni fa dall’Inca Cgil e dal sindacato belga Fgbt, per identificare questi cittadini europei il Belgio ha instaurato un sistema di scambio automatico di informazioni, che permette all’Office des étrangers (l’ufficio stranieri) di ricevere a scadenza trimestrale dati di carattere personale riguardanti i cittadini stranieri, “al fine di identificare le persone e decidere se mantenere o meno il loro diritto di soggiorno”. Cosa che, secondo i Verdi, viola l’articolo 14.2 della direttiva 2004/38 che proibisce ogni controllo sistematico.
Secondo il partito ambientalista, il Belgio giustifica la pratica delle espulsioni messa massivamente in atto negli ultimi anni, basandosi su una discutibile interpretazione della direttiva europea che regola la libera circolazione dei lavoratori europei, la Direttiva 2004/38/CE. Per i Verdi, queste espulsioni, oltre ad essere illegali, “stanno alimentando un vento di propaganda politica che si sta diffondendo in tutta l’Ue, non solo in Belgio, un vento contrario al principio di libera circolazione che è tra i pilastri fondatori della costruzione europea”.