Se vuole ottenere la flessibilità richiesta all’Europa Matteo Renzi “non deve solo annunciare le riforme, deve farle”. Al suo arrivo al consueto vertice del Ppe che si tiene a Bruxelles prima di ogni Consiglio europeo, il vicepresidente del Parlamento Ue, Antonio Tajani, lancia una stoccata al premier: “L’Italia ha ragione quando chiede flessibilità”, dice, e infatti “ha già avuto alcuni mesi in più per mettere le cose a posto”, ma al momento “non sta facendo le riforme che aveva promesso”, e “si procede a passo di lumaca, nonostante ci sia stata la disponibilità del centrodestra e di Forza Italia”.
Per Tajani “il Jobs act è partito in una maniera a Palazzo Chigi ed è arrivato in Parlamento in maniera diversa”, la riforma della giustizia “si poteva fare diversamente”, e come se non bastasse “la burocrazia è ancora imperante, e anche la corruzione”. La Germania invece, ricorda Tajani, “quando sforò il tetto 3% fece le riforme che le permisero di diventare l’economia trainante dell’Europa”. Allora “Gerhard Schröder (ex cancelliere, ndr) in cambio di una concessione fece le riforme. Non le promise, non le annunciò, le fece”.
Secondo il vicepresidente dell’Assemblea comunitaria “dobbiamo partecipare a un dibattito costruttivo non soltanto facendo annunci in televisione, ma essendo presenti anche a Bruxelles”, e a suo avviso nella capitale d’Europa l’Italia non ha saputo fare a pieno il suo dovere: “Forse poteva fare di più di quello che ha fatto nel semestre, non ha fatto a sufficienza, non ha ottenuto il Made in”, e nemmeno “nuove norme per le concessione dei visti in occasione dell’Expo”. L’Italia, ha affermato Tajani “sembra isolata nelle sue richieste”, e questo “non è un risultato positivo”, ma anzi un segno che “forse serviva un strategia diversa”, che “non significa rinunciare alle proprie posizioni, ma quando si ha strategia bisogna perseguirla con alleanze”. La flessibilità, ha concluso Tajani, “non è un regalo”.