La prima fumata nera per l’elezione del nuovo presidente della Repubblica in Grecia avvicina l’ipotesi di nuove elezioni nazionali. Tutti i sondaggi danno come primo partito la sinistra anticapitalista di Alexis Tsipras. E Syriza, che a settembre ha già presentato il suo programma di governo, è al lavoro ormai da tempo “per convincere sia all’interno che l’esterno del Paese che noi non siamo quei mostri populisti e antieuropei che vengono dipinti dai nostri avversari e dai media”.
Dimitrios Papadimoulis è uno dei volti internazionali del partito, eletto al Parlamento europeo ne è diventato uno dei vicepresidenti in quota Gue. A Strasburgo, nel suo ufficio al dodicesimo piano, ci spiega la strategia di Syriza per trovare da una parte consensi all’interno del Paese, e dall’altra per convincere gli Stati del centro e nord Europa, nonché i mercati, che non devono avere il terrore di un eventuale governo guidato da Tsipras.
LE ELEZIONI DEL 2012 – “Nel 2012 noi di Syriza abbiamo perso le elezioni con il 27%, con pochi punti di distanza da Nea Dimokratia che era al 29,7%”, ricorda. Da allora “abbiamo iniziato a fare viaggi, incontri e a partecipare a congressi per presentare a nostra identità, il nostro programma e per mostrare le nostre facce contro la propaganda dei nostri avversari”. Questa estate ci sono state poi le elezioni europee che “con la candidatura di Tsipras alla presidenza della Commissione ci hanno permesso di presentare il nostro programma di partito pro europeo a un numero molto maggiore di persone”.
L’INCONTRO CON I BROKER DELLA CITY – A fine novembre Yiorgos Stathakis e Yiannis Milios, due dei principali economisti di Syriza e membri della direzione, sono addirittura andati nella city di Londra, il cuore dei mercati finanziari europei, per incontrare diverse imprese di investimento allo scopo di tranquillizzare i mercati. “Lo abbiamo fatto perché la reazione dei mercati non è razionale, è fatta anche di propaganda psicologica, e noi non vogliamo metterci le dita negli occhi da soli. Nel 2009 avevamo un deficit e un debito incredibile, che fu scoperto (almeno ufficialmente), soltanto dopo. Ma tutti lo sapevano. E in quel periodo nonostante il deficit e il debito i mercati prestavano soldi alla Grecia con gli stessi interessi che chiedevano alla Germania”. Ora invece quando si parla di una possibile vittoria di Syriza gli spread cominciano a volare e gli interessi sui prestiti al Paese si fanno problematici. “Certo – scherza Papadimoulis – non credo siamo riusciti a convincere la City ad appoggiare Syriza, ma è un bene per loro che conoscano come la pensiamo veramente, perché la realtà è molto molto lontana dalla terrificante propaganda”. Visti gli articoli allarmisti apparsi sulla stampa finanziaria britannica però non sembra che l’incontro abbia in effetti sortito gli effetti sperati, ma almeno ci hanno provato.
GLI INCONTRI CON DRAGHI E E FALCHI DEL NORD EUROPA – Già da molto tempo comunque l’astro nascente della sinistra europea incontra possibili alleati ma anche tanti avversari per provare a convincerli della bontà delle sue idee. A giugno Tsipras ha visto il presidente della Bce, Mario Draghi, l’anno scorso il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble, ma ha incontrato anche José Manuel Barroso e naturalmente Jean-Claude Juncker e Martin Schulz, suoi ex avversari nella campagna elettorale. “Abbiamo contatti diretti con tutti per presentarci e provare a ridurre la paura che la propaganda ha creato attorno a noi”, afferma Papadimoulis. E a tutti ripetono che, al di là della diversa visione del mondo e dell’economia, Syriza vuole che la Grecia “resti un rispettabile membro dell’Ue e dell’area euro”, così come è stato deciso “ad ampia maggioranza” nel congresso del partito. Ma per farlo bisogna innanzitutto “cambiare la situazione esistente in cui a causa dell’enorme debito e del catastrofico programma di austerità la Grecia è come una colonia diretta dal governo tedesco e dalla Troika che ci inviano ordini via e-mail”.
L’APERTURA DI OLLI REHN – E così anche se certo non si è certo convinto Angela Merkel né Juncker, che proprio la settimana scorsa è entrato a gamba tesa nella politica interna greca augurandosi la sconfitta delle forze estreme, per Papadimoulis con alcune “persone di ampie vedute” dei Paesi rigoristi del centro e nord Europa, qualche risultato da Syriza stato raggiunto. “Anche Olli Rehn, l’ex commissario agi Affari economici e per anni il volto dell’austerità europea, ha riconosciuto in Aula che Syriza e Tsipras sono impegnati a fare in modo che la Grecia resti sia in Europa che nell’Eurozona, e anche che il nostro debito deve essere ristrutturato”.
LA RIDUZIONE DEL DEBITO – La riduzione del debito è uno dei cavalli di battaglia di Syriza che punta a una soluzione come quella che fu concessa nel 1952 per consentire alla Germania di uscire di rialzarsi dopo la tragica esperienza del nazismo e della guerra. “Sappiamo che per raggiungere questo risultato sarà necessaria una lunga battaglia, ma nel frattempo abbiamo proposto tutta una serie di misure di medio termine. Da anni ad esempio chiediamo che la Bce compri parte del debito e all’inizio ci dicevano che eravamo matti. Ora è Draghi che lo chiede e gli stessi tedeschi, che restano contrari, lo sono comunque meno che in passato perché anche loro stanno affrontando diversi problemi economici”.
LA NAZIONALIZZAZIONE DELLE BANCHE – Un altro punto di forte preoccupazione in Europa riguardo al programma di Syriza è l’idea di nazionalizzare le banche. “Noi non parliamo di nazionalizzare”, precisa Papadimoulis, “ ma diciamo che se metti i soldi devi avere anche il controllo degli istituti. E visto che la grande maggioranza dei capitali bancari in Grecia sono pubblici, anche il controllo deve essere pubblico. Ma stiano tranquilli a Bruxelles, alla guida degli stituti ci metteremo dei banchieri, non dei guerriglieri”.