Il Parlamento europeo “sostiene in linea di principio il riconoscimento dello Stato palestinese”. Dopo un mese di trattative tra i gruppi il Parlamento europeo è riuscito alla fine a produrre un testo che potesse ottenere l’ampio consenso dell’Aula e così la tanto attesa risoluzione sul riconoscimento della Palestina è stata approvata con 498 voti favorevoli, 88 contrari e 111 astensioni. Questo riconoscimento dovrebbe andare, secondo il testo, “di pari passo con lo sviluppo dei colloqui di pace, che occorre far avanzare”.
Ed è proprio questo il punto su cui ci si incaglio nella Plenaria dello scorso mese e che ancora oggi ha diviso l’Aula che comunque ha preferito compattarsi su un testo unico piuttosto che dividersi e non approvarne nessuno. L’Ue non ha potere in materia, e la competenza del riconoscimento resta agli Stati membri, ma la questione è: il riconoscimento dovrebbe avvenire subito in maniera unilaterale, come ha fatto recentemente la Svezia, hanno già fatto altri 120 Paesi di tutto il mondo e chiedono di fare i parlamenti francese e britannico? O dovrebbe essere piuttosto lo sbocco finale dei negoziati di pace?
Il voto di oggi, per il capogruppo dei popolari, Manfred Weber, non significa “che ci sarà un riconoscimento immediato”, ma che questo dovrà esserci “quando finiranno i negoziati”. “Abbiamo votato con un gran mal di pancia”, ha detto invece la leader della Sinistra unita Gue, Gabi Zimmer, perché questo riconoscimento “è associato a troppe condizioni ed è problematico”, mentre a suo avviso “il riconoscimento è la premessa per i negoziati e non viceversa”. Tra gli astenuti la maggioranza degli esponenti di Forza Italia. “La Palestina deve riconoscere l’esistenza di Israele e solo in un secondo momento può ambire a vedere riconosciuta la sua esistenza come Stato sovrano”, da dichiarato Massimiliano Salini, secondo cui “non arrivare ad un esito negoziato con il Pse avrebbe portato ad un riconoscimento immediato, acritico e unilaterale dello Stato palestinese”, e ciò per i popolari “non deve accadere”. Come ha ricordato anche la risoluzione con gli accordi di Oslo nel 1993 l’Olp di Arafat si era impegnato a riconoscere il diritto all’esistenza di Israele.
Senza entrare nel merito di questa questione il leader S&D Gianni Pittella nel suo discorso in Aula ha definito quello di oggi “un giorno storico” ai fini di “un’apertura di un negoziato libero dal condizionamento degli estremisti” e ha parlato di una “vittoria della pace”. Una pace che per i deputati deve fondarsi, come si legge nella risoluzione, sulla “soluzione a due Stati basata sui confini del 1967, con Gerusalemme come capitale di entrambi gli Stati e con uno Stato di Israele sicuro e uno Stato di Palestina indipendente, democratico, territorialmente contiguo e capace di esistenza autonoma, che vivano fianco a fianco in condizioni di pace e sicurezza, sulla base del diritto all’autodeterminazione e del pieno rispetto del diritto internazionale ”, un diritto internazionale che afferma che “gli insediamenti israeliani sono illegali”.
Si tratta di un passo importante nello scenario internazionale dopo che il 29 novembre 2012 anche l’Assemblea generale della Nazioni Unite aveva deciso di concedere alla Palestina lo status di Stato non membro ma osservatore.