Hamas non fa più parte della lista nera delle organizzazioni considerate terroristiche dall’Unione europea. È quanto ha stabilito la Corte di giustizia Ue, annullando l’iscrizione di Hamas dall’elenco che prevede il congelamento dei beni. Una decisione, sottolinea il tribunale di Lussemburgo, basata su “motivi procedurali” e non su “apprezzamenti di fondo sulla qualificazione di Hamas come gruppo terroristico”.
La Corte ha infatti constatato che l’iscrizione di Hamas nella lista nera era fondata “non su fatti esaminati e contenuti nelle decisioni delle autorità nazionali competenti” ma piuttosto su accuse “tratte dalla stampa e da Internet”. Condizione non sufficiente perché la decisione fosse legale. Per questo il Tribunale ha annullato l’iscrizione pur mantenendone per tre mesi gli effetti, per “garantire l’efficacia di ogni eventuale futuro congelamento dei beni”. La durata degli effetti è fissata a tre mesi o, se viene introdotto un ricorso davanti alla Corte, sino alla sua chiusura.
La lista nera delle organizzazioni considerate terroristiche dall’Ue è stata creata dal Consiglio europeo a fine 2001. Hamas vi è stato iscritto nel 2003 e da allora vi è sempre stato mantenuto pur avendo contestato la decisione. “Questa è la correzione di un errore Commesso dall’Ue”, si è subito felicitato per la decisione della Corte Ue,Sallah al-Brdwail, un dirigente di Hamas, alla agenzia al-Quds: “Il terrorismo – ha aggiunto – è l’occupazione (israeliana, ndr) e noi ne siamo le vittime”.
Ma il giudizio della Corte non cambia la posizione dell’Ue che “continua a considerare Hamas un’organizzazione terroristica”. “Abbiamo preso nota del giudizio della Corte di giustizia Ue e lo rispettiamo”, ha commentato Maja Kocijancic, portavoce dell’Alto rappresentante per la politica estera dell’Ue, ma “il giudizio legale è chiaramente basato su aspetti procedurali e non implica alcuna valutazione da parte della Corte sulle ragioni sostanziali della designazione di Hamas come organizzazione terroristica”. Non si tratta insomma di “una decisione politica presa dai governi Ue”. Per questo “le istituzioni europee stanno studiando attentamente la decisione e decideranno sulle opzioni possibili” con l’intenzione di “adottare opportune misure correttive, tra cui l’eventuale appello alla sentenza” per cui ci sono due mesi e dieci giorni di tempo.