La Germania ha oggi raggiunto pacificamente, con l’aiuto del pensiero e delle idee di un antifascista italiano, Altiero Spinelli, e di un antinazista francese, Jean Monnet, quell’egemonia sull’Europa che né il Kaiser Guglielmo II né Adolf Hitler erano riusciti ad ottenere con le armi. Come ha scritto di recente sul Financial Times Martin Wolf, “piaccia o non piaccia, la Repubblica Federale è oggi il potere centrale in Europa”.
Per tanti versi quella tedesca è un’egemonia meritata, e non solo per la forza della sua economia. La classe dirigente tedesca è oggi la più affidabile, dal punto di vista morale, d’Europa. La corruzione tra i politici è giustamente esecrata all’unanimità e pesantemente punita; e sembra, al momento, essere assente. E si potrebbe aggiungere che l’egemonia è caduta su di loro anche per meriti culturali, soprattutto musicali. Johann Sebastian Bach è sicuramente, insieme a Dante Alighieri, William Shakespeare, Montaigne, uno degli spiriti più alti dell’Europa di sempre, senza alcun dubbio di quella cristiana. Rispetto ad altri grandi spiriti, essendo musicista, Bach ha il vantaggio di essere più universale degli altri. D’altra parte il primo a sottolineare che lo spirito musicale dei tedeschi aveva riportato l’Europa all’altezza dei tempi in cui agivano Eschilo, Sofocle ed Euripide, è stato nell’ottocento un tedesco considerato ingiustamente matto di nome Friedrich Nietzsche.
La domanda che ora si pongono i cittadini europei non tedeschi è la seguente: come sarà giudicata nei futuri testi di storia l’egemonia tedesca iniziata nel secondo decennio del ventunesimo secolo? Sarà un’egemonia benevola o malefica? Un egemonia egoistica, che terrà a mente solo gli interessi dello stato egemone, oppure una che terrà a mente anche gli interessi degli altri stati che compongono l’attuale Unione europea? Sarà capace di capire che il suo successo deriva anche dall’intero sistema dei paesi dell’Ue, di cui la Germania è il principale beneficiario?
Avendo una sana economia manifatturiera, un vantaggio di potere relativo rispetto agli altri grandi stati fondatori dell’Ue, e un sistema politico che funziona, tutto dipenderà, secondo noi, dalla saggezza dei suoi governanti. La Germania sarà giudicata dagli storici del futuro su un unico metro: sarà essa capace di favorire la rinascita di altri stati meno fortunati di lei, oppure accelererà la loro caduta? Citiamo a questo proposito il pensiero un antico politico cinese del settimo secolo a.C., Guanzi, primo ministro del duca Huan di Qi: “Perfezionare il proprio stato mentre gli stati dei vicini non conoscono ancora la Via è un elemento determinante per diventare egemone, ovvero re saggio… I vecchi re saggi furono capaci di governare come re saggi poiché i loro stati vicini presero decisioni sbagliate. Ci sono delle condizioni che marchiano i re saggi e egemoni. Essi sono superiori in virtù morale… e hanno il senso del right time”.
Per quanto riguarda la superiorità morale dell’attuale cancelliere tedesco Angela Merkel negli ultimi dieci anni rispetto ad altri capi di governo, e della sua capacità di procedere con tempistica giusta “passo dopo passo”, non abbiamo nessun dubbio. La moralità del capo di governo del paese egemone è senz’altro la condizione sine qua non per poter esercitare una egemonia. Ma questo, secondo noi, ancora non basta affinché alla Signora possa essere riconosciuto dalla storia l’onore delle armi, e essere pertanto considerata “un re saggio”.
Secondo noi, la leadership tedesca potrebbe commettere un errore che potrebbe per l’ennesima volta ridurre la loro ambizione egemonica a zero, come tante volte è accaduto in passato. La maggior parte della leadership tedesca ritiene oggi che la forza economica sia la base della forza politica. Ma è veramente così? Per dare una risposta a questa domanda partiamo dal pensiero di un intellettuale che sull’egemonia è senza dubbio affidabile, Ray S. Cline, che fu a suo tempo il chief analyst della Cia. Cline è oggi ricordato soprattutto per aver formulato in un suo libro, World Power Assessment 1977: Calculus of Strategic Drift, un’equazione che esprime con una certa esattezza quello che potremmo definire Potere nazionale allargato (Pna).
PNA = (T + E + M) x (S + V)
Dove T sta per estensione territoriale, E per economia, M per military, S per strategia e V per volontà di perseguire la strategia. In soldoni, si potrebbe dire che l’equazione sta a significare che il Pna è il prodotto sia dell’hard che del soft power. Se il soft power è pari a zero, anche il Pna tenderà a zero, nonostante la potenza dell’hard power.
Che l’equazione sia esatta lo dimostrano molti episodi della storia. Prendiamo solo alcuni dei più recenti. Prendiamo per prima la Germania. Non ci sono dubbi che all’inizio della seconda guerra mondiale la Germania nazista aveva un (T + E +M) di tutto rispetto. Ma il suo soft power non fu all’altezza e il suo Pna si ridusse alla fine a zero spaccato. Nel 1991 l’Unione Sovietica si trovò in una situazione quasi identica. Il suo Territorio era immenso, il suo Military era pari a quello americano e la sua economia veniva classificata come la terza del mondo. Eppure tutto il suo hard power non riuscì ad evitare il crollo. Non c’è nessun dubbio che Bush II, per quanto riguarda la prima parte dell’equazione, si trovasse al primo posto. Ma il suo scarsissimo soft power, che lo portò a infrangere continuamente le norme del diritto internazionale, hanno portato a un declino per ora inarrestabile del suo paese. Franklin Delano Roosevelt, all’opposto, si trovò a gestire una forza analoga per quanto riguarda l’hard power, ma questo fu accompagnato dalle sue convinzioni, che esercitarono un grande fascino sul resto del mondo e portarono gli Stati Uniti nel dopoguerra a quella che Gore Vidal chiamò in un celebre romanzo “l’età dell’oro”.
D’altra parte nulla di nuovo sotto al sole si potrebbe aggiungere, per usare un celebre passo della Bibbia. Già Xunzi, il filosofo confuciano che visse in Cina durante il Periodo dei regni combattenti, tra il 312 e il 230 a.C., aveva intuito la verità dell’equazione di Cline. “Il re Tang Shang e il re Wen di Zhou non presero tutto quello che era sotto al Cielo. Essi praticarono la Via, portarono avanti la Giustizia, lavorarono per il Bene comune di tutti quelli che vivevano sotto al Cielo e rimossero le loro malattie comuni. E così Tutto a loro naturalmente accrebbe. Con un piccolo territorio di meno di cento chilometri quadrati essi unirono Tutti quelli che erano sotto al Cielo”.
Com’è la situazione oggi nelle Terre europee sotto al Cielo? L’economia dell’eurozona, con l’unica eccezione della Germania (che comunque non se la passa molto bene), non è florida. Perché? Perché è vero quello che ormai tutti i leader del mondo sostengono: le dottrine economiche tedesche, che hanno portato ottimi risultati fino alla crisi del 2007, si sono rivelate inadeguate a gestire il periodo post-crisi. I tedeschi fanno finta di non capire che quest’ultime non sono adatte a paesi più piccoli o diversi dal loro. Danno la colpa ai poveri cittadini di questi Paesi per i loro fallimenti, dimenticando che a parità di corruzione e di inefficienza, questi paesi non se l’erano cavata male prima dell’euro; alcuni, come l’Italia, erano andati persino meglio della Germania. È vero che del disastro italiano sono colpevoli in tanti, a partire da alcuni magistrati come Antonio Di Pietro e Gherardo Colombo, che con un’azione arrogante della magistratura, che si oppose addirittura al primo potere, quello politico, hanno portato a una Seconda Repubblica più corrotta della prima. Ma questo non significa che per questo tutti i cittadini europeo-italiani debbano essere puniti.
Noi abbiamo ancora fiducia che la leadership tedesca, e la Signora Angela Merkel prima di tutto, cominci presto a vedere l’economia dell’eurozona come un tutt’uno, e a preoccuparsi soprattutto della sua disoccupazione, oggi pari all’11.5%. Il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, a causa di una lettura sbagliata del Faust di Goethe pensa che la stampa di moneta sia opera del diavolo, e continua ad insistere che le politiche monetarie non risolvono i problemi. Questo sarà anche vero, ma le politiche monetarie a qualcosa servono, soprattutto se sono unite alle politiche fiscali. La maggior parte degli economisti tedeschi poi continua ad insistere che la domanda (Consumi + Investimenti) non sia un problema.
Signora Merkel, prenda lei in mano la situazione. Bene ha fatto nel 2012 a supportare il governatore della Bce, Mario Draghi. Lo assecondi ora nelle sue richieste di aumentare la domanda e di evitare una pericolosa deflazione. Si ricordi anche di un altro detto del già citato Xunzi: “Chi regge lo stato non deve amministrarlo in solitudine, poiché Forza e Debolezza, Gloria e Vergogna risiedono nella scelta degli alti funzionari. Solo chi si circonda di abili collaboratori potrà dirsi Re Saggio”