Se l’Unione Europea considera Uber alla stregua di una soluzione innovativa al servizio taxi, la compagnia californiana dichiara invece di fornire un servizio tecnologico. Si pone dunque il problema “che cosa” si dovrebbe regolamentare, se un servizio di trasporto automobilistico privato della società fondata da Travis Kalanick e Garrett Camp oppure, sostanzialmente, una App. La Commissione Ue “sostiene lo sviluppo di servizi innovativi, anche nel settore della mobilità”, ha dichiarato Lucia Caudet, portavoce dell’esecutivo comunitario. Al contempo, l’istituzione Ue è cauta e dichiara di voler di capire se l’azienda di San Francisco “rientra o meno nell’ambito dei servizi della società dell’informazione oppure in quello della mobilità”.
Nel frattempo Uber ha presentato oggi ricorso alla Commissione Ue contro la mancata notifica a Bruxelles della legge francese “Thévenoud”, che dal primo gennaio 2015 renderà Uber illegale. L’esecutivo comunitario prende tempo, dichiarando di voler “esaminare attentamente il ricorso”. La compagnia americana “deve rispettare la legislazione nazionale perché non esiste in questo settore una legislazione europea”, ha sottolineato Caudet. Al contempo, “la legislazione nazionale non opera nel vuoto ma deve rispettare i principi europei”.
Uber, l’azienda che mette in collegamento autisti e clienti grazie ad un’applicazione smartphones, è finita sotto processo in vari paesi europei, tra cui Germania, Spagna e Francia. L’accusa, è quella di fare concorrenza sleale ai tassisti con licenza e di applicare tariffe troppo basse grazie a servizi low cost come UberPop, dove a guidare non sono più autisti di professione ma privati cittadini con le proprie auto.